Avete mai pensato che la pittura e la lirica possano intrecciarsi e addirittura completarsi?
Apparentemente sono due arti ben distinte e tra loro parallele, ma così non è.
Sono state diverse le occasioni, infatti, in cui queste sono venute a contatto in modo “intimo” e sicuramente determinante ai fini dello sviluppo e della messa in scena, talvolta innovativa, delle opere liriche.
Un primo esempio di come l’intreccio tra le due arti, pittura e lirica, sia stato voluto proprio dall’autore si ritrova nei due capolavori di Giacomo Puccini, “Tosca” e “La Bohème”. Il richiamo della pittura in Puccini è assai evidente e proprio nelle sue due opere più popolari, infatti, i protagonisti maschili sono due pittori (Cavaradossi in Tosca e Marcello nella Bohème).
Viene dunque da chiedersi quale ragione abbia indotto il Maestro toscano a vestire i due protagonisti con i panni di un pittore. Possiamo solo azzardare una timida ipotesi basata sulle abitudini di vita del grande musicista. Riteniamo che le sue frequentazioni al Lago di Massaciuccoli, risplendente di cangianti colori, ed il notissimo amore nutrito per la caccia che lo portava ad incontrare le mutevoli ed affascinanti luci delle prime ore del mattino possano aver influito sulla scelta della figura del pittore per entrambi i protagonisti dei citati capolavori, le cui note immortali sono ancora oggi capaci di commuovere, dopo cento anni, le platee dei teatri di tutto il mondo.
Per quanto riguarda poi le scene e i luoghi nelle sopracitate opere, possiamo con sicurezza affermare che in Puccini è l’arte ad ispirarlo: in “Tosca” è la Roma dalla storia eterna e maestosa mentre nell’opera “La Bohème” è l’impressionismo parigino.
Un esempio recente di come l’arte pittorica sia stata invece introdotta in un’opera lirica e sia spavaldamente salita sul palcoscenico, per volere del regista e non dell’autore, lo ritroviamo nell’ultima rappresentazione alla Scala di Milano dell’opera “Il Trovatore” di Verdi.