Salve lettori, eccoci qui con un nuovo articolo. Oggi vi parlo di una figura di spicco, colei che è considerata il Soprano per eccellenza: Maria Callas.
Non farò un articolo tecnico analizzando le sue capacità o il repertorio che ha eseguito, anche perché sarebbe più facile dire quali ruoli non ha interpretato, avendo lei cantato praticamente di tutto e di più! No, oggi vorrei soffermarmi su ciò che fa e ha fatto emergere Maria Callas.

Tornando alla protoganista di oggi, quale è quindi il suo segreto? Cosa la contraddistingue dalla massa? Bhè prima di svelarvelo, vorrei fare un piccolo cenno biografico per farvi capire il contesto in cui la Callas è diventata la Diva del Novecento.

MEdeaMaria Callas, nacque nel 1923 a New York da una famiglia di origine greca. A soli 11 anni partecipò alla trasmissione radiofonica “L’ora del dilettante“, cantando “La Paloma” e vincendo il secondo premio. Nel 1937 entrò al Conservatorio di Atene e i primi successi arrivarono proprio in Grecia, dove debuttò Cavalleria Rusticana nel ruolo di Santuzza e poi Tosca, suo futuro cavallo di battaglia. Nel 1947 si recò in Italia dove conobbe quello che sarebbe diventato suo marito 2 anni dopo, Giovanni Battista Meneghini. L’Italia le portò fortuna. Verona, Milano, Venezia sentirono la sua Gioconda, Tristano e Isotta, Norma, I Puritani, Aida, I Vespri siciliani, Il Trovatore e così via. Arturo Toscanini, il celebre maestro d’orchestra rimase stupito e meravigliato dalla voce del grande soprano tanto che avrebbe voluto dirigerla nel “Macbeth“, ma il capolavoro verdiano, purtroppo, non venne allestito alla Scala. Luchino Visconti la diresse a Milano, nel 1954, nella Vestale di Spontini e con Pasolini divenne attrice per il film Medea del 1969.
I trionfi e consensi entusiasti si susseguirono in tutto il mondo: Londra, Vienna, Berlino, Amburgo, Stoccarda, Parigi, New York (Metropolitan), Chicago, Philadelphia, Dallas, Kansas City.
Nel 1959 ruppe con il marito e conobbe Aristotele Onassis, un amore distruttivo “brutto e violento” come lei stesso lo definì. Aristotele Onassis l’abbandonò per Jacqueline Kennedy e la sua voce cominciò a perdere smalto e intensità, così “la divina” si ritirò dal mondo e si rifugiò a Parigi, morendo il 16 settembre 1977 a soli 53 anni.

Ciò su cui volevo portare l’accento è che ad un certo punto Maria, diventa la protagonista del Film Medea, diventando attrice. Ma tutti ben sanno che non si può improvvisarsi in un tale ruolo, né tanto meno farlo con superficialità solo perché si è Maria Callas. Qui sta il nocciolo della questione o quello che potremmo definire il segreto della cantante. Maria Callas interpretò il ruolo nel film di Pasolini perchè era un’Attrice. I ruoli da lei cantanti avevano una resa scenica tale da lasciare gli spettatori toccati nel profondo, proprio perché lei snocciolava il personaggio in maniera tale da cucirselo addosso rendendolo in scena con una drammaticità e un verismo senza eguali e creando un legamo voce-scena-personaggio che era un tutt’uno tra ciò che il librettista aveva pensato e ciò che il compositore aveva trascritto in musica, il tutto in maniera proporzionale e drammaturgicamente corretta per ogni compositore ed epoca. A testimonianza di questo, per concludere l’articolo, vi lascio una testimonianza di Angelo Sguerzi:

MC

La Callas – ha scritto Angelo Sguerzi – non è stata meramente una laringe, sonatrice di acuti o filature, né un fenomeno volgarmente consumistico, ma una voce della musica, un segno del teatro musicale.[…] Per venire all’argomento, è affermazione scontata e già detta quella della risurrezione nella sua voce del soprano assoluto che poteva trascorrere da Cherubini a Puccini con versatilità; ed è ancora fatto scontato il considerare il soprano alle origini della lenta, ma sicura, Belcanto Rénaissance di cui come nell’ieri più vicino così nel presente siamo testimoni. […] Ma ciò che fa smarrire e ammutolire l’ascoltatore d’ogni tipo è l’evento epifanico che la Callas comportò: parve d’incanto che il melodramma si svelasse in una sua forma nuova, più arcana e indecifrabile, conteso tra estasi inedite ed eroici furori non meno sconosciuti. E, si badi bene, era l’epoca del trionfante neorealismo letterario e cinematografico dello storicismo e del contenutismo critico, del neorazionalismo. Tutto nell’arte doveva essere sfrondato, ripulito, logicizzato. Il muoversi tragico della divina Maria tra una Tebe di cartapesta o una Venezia di cartone o una Scozia fatta di castelli traballanti o di piante malamente raffigurate fu uno schiaffo al tempo, alla storia; e tanto più tale quanto più destituito di carica polemica, di immediata irrisione, di capriccioso dileggio. Si trattava soltanto di estraneità. […] E se Medea sia per delineazione di personaggi che per precisa scrittura musicale le fu figura congeniale, va tuttavia distinto il senso dello stile che la guidò sia a questa classica tragicità sia ai furori terribili o alle matte asperità e agli scossoni di Verdi. Certamente chi come me l’ha udita alla Scala nella parte di Lady Macbeth sotto la magica bacchetta di Victor de Sabata ricorderà il gelo rabbrividente che in quella memorabile serata tutti, credo, provammo, E non meno fummo tutti innalzati in regni celesti quando si trattò di Anna Bolena, di Norma, di Leonora. Per non parlare di quella Violetta allucinata e distrutta che generò in noi l’impressione di non aver mai ascoltato la Traviata. E forse quei recensori che nell’800 comparavano la Pantaleoni alla Duse non avrebbero trovato, nel teatro di prosa, una presenza altrettanto gigantesca. [A. SGUERZI, Le stirpi canore, Edizioni Bongiovanni, Bologna 1978, pp. 73-75.]

Maria Callas è stata e rimarrà sempre unica, un genio dell’Opera, un’anima imperscrutabile che cerca la sua essenza nei suoi personaggi e che nei suoi personaggi svela tutte le sfaccettature di se stessa. Il vero segreto di Maria Callas è stato essere Maria nella sua intimità, nella sua profondità, nella sua unicità e aver portato quell’unicità in tutto ciò che ha fatto.

Martina Ferrarini