Il teatro descrive la vita ma è soprattutto l’Opera che riesce a rendere appieno le sfaccettature dell’animo umano. Il connubio musica e canto fa convivere stati d’animo contrastanti pur garantendo la comprensione di ognuno di essi, singolarmente.
La natura è spesso partecipe dei sentimenti umani, li asseconda e non di rado è premonitrice di imminenti situazioni di pericolo e tragedie; pensate per esempio alla tempesta, con i suoi tuoni e lampi.
Emblematica a questo proposito è l’ouverture dell’Olandese Volante di Wagner, dove l’orchestra evoca il mare in tempesta, la nave fantasma con tutto il suo equipaggio ed il loro misterioso lavorare.
Ancora più conosciuto è sicuramente lo sbarco dell’Otello verdiano, un capolavoro assoluto e, a mio avviso, il migliore uragano mai scritto per il teatro d’opera. L’orchestra è selvaggia dalle prime note, feroce, con timbri laceranti e sferzanti scale cromatiche; sopra questo quadro impetuoso le voci della folla si rincorrono
“Lampi! tuoni! gorghi! turbi tempestosi e fulmini!
Treman l’onde! treman l’aure! treman basi e culmini…”
fino a culminare nel corale
“Dio, fulgor della bufera!
Dio, sorriso della duna!
Salva l’arca e la bandiera
della veneta fortuna!..”
La furia della natura, di questa spaventosa bufera è l’inizio dell’opera di Verdi e l’introduzione alla tragedia umana che si consumerà di lì a breve.
Ma il compositore aveva già dato prova in precedenza del suo genio, portando in scena il temporale del Rigoletto. Siamo al terzo atto, e Gilda sta per sacrificare la sua vita per salvare quella dell’amato Duca. Qui Verdi introduce un tema a rappresentare la tempesta, un coro di voci maschili, che è del tutto nuovo e all’epoca destò una certa incomprensione anche nell’ambiente teatrale. Sembra infatti che il maestro del coro della Fenice avesse dei dubbi e si chiedesse se fosse davvero necessario eseguire quel “muggito a bocca chiusa”. Ora noi conosciamo l’efficacia drammatica di tale invenzione e quanto essa contribuisca a dare quel colore macabro a tutta la scena. Ormai il tumulto di sentimenti della protagonista e la forza della natura non lasciano più scampo:
“ Ah, più non ragiono!… Amor mi trascina!… mio padre, perdono…”
(tuona)
“Qual notte d’orrore!… Gran dio, che accadrà!”
Come certamente sapete anche Rossini musicò l’Otello, ma, a differenza di Verdi, il temporale è nell’ultimo atto; lo scatenarsi di elementi è tutt’uno con il prorompere della folle gelosia e della rabbia del Moro, l’omicidio-suicidio incombe minaccioso.
“Notte per me funesta!
Fiera crudel tempesta!
Accresci co’ tuoi fulmini,
col tuo fragore orribile
accresci il mio furor!”
Il legame tra la “Notte per me funesta” e la “Notte d’orrore” del Rigoletto è evidente. Qui non c’è più coloratura, il dialogo è serrato e brusco e porterà allo scoppio del temporale e dell’ira del protagonista. Questa fragorosa pagina sembra proprio anticipare il mare in burrasca dell’apertura dell’Otello verdiano, come a voler simbolicamente creare un legame tra la fine di uno e l’inizio dell’altro. Splendido.
Il compositore pesarese è però conosciuto soprattutto per l’opera buffa, ed anche in questo caso la natura fa da catalizzatore dei sentimenti umani. Pensate al Comte Ory per esempio; il secondo atto si apre su un quadro di tranquillità famigliare, bruscamente interrotto però dallo scoppiare della tempesta.
Oui, la grêle et la pluie
Ebranlent les vitraux
de ce noble castel.
Dʼeffroi je suis saisie.
(trad. Sì, la grandine e la pioggia scuotono i vetri di questo nobile castello. Sono presa dalla paura)
I vetri iniziano a tremare, cosa mai accadrà? Semplice: le ingrate condizioni atmosferiche porteranno la Contessa a dare asilo ad un gruppo di pellegrine, sotto le vesti delle quali, in realtà, si cela il Conte venuto ad insidiare le sue grazie.
Vorrei chiudere questa rassegna con un bel duetto d’amore: Samson et Dalila di Camille Saint-Saëns. Ma anche in questo caso il pericolo è in agguato. Il conflitto interiore del protagonista, tra la fedeltà al suo Dio e la pulsione dell’amore, si riflette nella natura e la furia degli elementi aumenta
L’orage sur ces monts
Déchaîne sa colère!
Le Seigneur sur nos fronts
Fait gronder son tonnerre!
(trad. La tempesta su questi monti scatena la sua collera/ Il Signore sui nostri volti fa cadere le sue folgori!)
fino ad arrivare al suo culmine quando Dalila riesce a carpire il segreto di Sansone; si sente un tuono fortissimo e l’uomo, smarrito, alza le braccia al cielo e viene arrestato dai Filistei. “Trahison!”, “Tradimento”, l’atto si chiude con l’urlo disperato del tenore.
Ora capisco perché ho sempre avuto paura dei temporali e penso che, la prossima volta che ce ne sarà uno, nessuno di voi potrà più viverlo allo stesso modo!
Samuela Solinas
Invito all’ascolto:
1) Otello – Rossini 1816
https://www.youtube.com/watch?v=Qn_VL0SaFoE
https://www.youtube.com/watch?v=wD0Li-KJEms
2) Le Comte Ory – Rossini 1828
https://www.youtube.com/watch?v=Z8enWwVYBNU
3) L’olandese Volante – Wagner 1843
https://www.youtube.com/watch?v=QVgS03XLWwE
4) Rigoletto – Verdi 1851
https://www.youtube.com/watch?v=dwaTuLjJUgU
5) Sansone e Dalila – Saint-Saens 1877
https://www.youtube.com/watch?v=nGLZZz61aOM
dal minuto 1:30:30 in particolare fino a fine atto
6) Otello – Verdi 1887
https://www.youtube.com/watch?v=IDuiUgc4PXA