Dalle recenti statistiche pubblicate negli ultimi due anni dall’ANSA e dalla FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) si evince la rinascita del vinile quale supporto per l’ascolto della musica. L’aumento delle vendite è avvenuto nel Regno Unito, negli USA ed anche in Italia, dove l’incremento nel 2015 rispetto agli anni precedenti è stato dell’84%, con un ulteriore 43% nel 2016 . Chiaramente si tratta ancora di un mercato di nicchia, ma che è destinato a crescere nei prossimi anni; infatti se nel 2014 esso rappresentava il 3% del totale, nel 2016 la percentuale è salita al 5%. Cresce di pari passo la vendita dei giradischi; solo in Italia si registra un aumento del 70% mentre la media europea si assesta intorno al 18%. Questo testimonia che il vinile non è solo più una moda o un oggetto da collezione, bensì rappresenta la scelta consapevole di un diverso tipo di ascolto.

Con l’avvento della musica digitale, i supporti fisici come il CD sono entrati in crisi, tranne il vinile, che conferma un trend di crescita costante. Perché?

La musica è uno strumento di aggregazione sociale; gli uomini si riunivano in case private, in circoli, nei teatri ed infine nei palazzetti dello sport per fare ed ascoltare musica, tutti insieme. Dall’invenzione però delle prime audiocassette, dei walkman ed infine degli IPod l’ascolto e la conseguente fruizione della musica si è radicalmente modificata. Tutto è diventato individualista e solitario. Le cuffie nelle orecchie ci fanno sicuramente compagnia duranti i nostri viaggi in treno o in metro, ma ci isolano dal resto del mondo, impedendoci la condivisione delle emozioni. La musica è diventata quasi un riempitivo, perdendo il suo significato ed il suo scopo originari. Snaturata, divenuta “liquida”, ci sfugge e ci sembra di non possederla più. Abbiamo tracce digitali, non più dischi, supporti fisici e tangibili.

Ed è proprio in quest’era di globalizzazione che si riscopre uno dei piaceri della vita: l’ascolto e lo scambio di emozioni. Ecco che ricompare il vinile. Mettere il disco nero sul piatto e sedersi, concentrati, ad ascoltarlo diventa un rito da compiere magari in compagnia di amici eletti. Finalmente si possiede di nuovo la musica, quelle copertine che sono vere e proprie opere d’arte. Si riscoprono frequenze e rotondità del suono che il digitale schiaccia, si riscoprono i fruscii e le imperfezioni del live.

Anche la musica sinfonica e l’opera si riavvicinano ad un supporto che sembra rendere in maniera più fedele il timbro ed i colori dei grandi interpreti che hanno fatto la storia dei teatri italiani. Sogniamo, immaginandoci che la voce della Callas risuonasse esattamente in quel modo, tra i palchi del Teatro alla Scala.

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Samuela Solinas