D’amore non si muore, ci hanno detto. Ora immaginate un uomo, Orfeo. Secondo il mito greco è il musicista più adorato ed acclamato, persino dalle divinità, capace di incantare ogni creatura col suono della sua lira. Nonostante gli sguardi adulanti, ha occhi soltanto per Euridice. I due si amano, si sposano. Il destino di lei però ha scelto che morirà prematuramente, avvelenata da una serpe nascosta tra l’erba alta del bosco. Orfeo non vuole lasciarla andare, così cerca attraverso il suo canto di convincere i guardiani dei morti a restituirgliela. Gli concedono di riportarla in vita, a patto che durante la risalita dagli Inferi lui non si volti mai a guardarla. Chi mai riuscirebbe ad ignorare l’oggetto del proprio desiderio? Così si volta, di colpo. Ha il tempo di un ultimo sguardo, ed Euridice ripiomba nel buio eterno dietro di sé.
L’Orfeo di Monteverdi è stata la prima Opera lirica ad essere messa in scena, il 24 febbraio 1607 presso il Palazzo Ducale di Mantova. Quel giorno nacque la meraviglia: la letteratura e la musica si incontrarono, stringendo un legame inscindibile che dura negli anni e che non si scioglierà mai.