La mia prima vera volta con l’Opera è stata circa un mese fa. Ma prima di iniziare a raccontare la mia esperienza, devo fare una piccola premessa.
Ho avuto la fortuna di vedere l’Opera dal vivo una decina di anni fa. Mi trovavo a Verona insieme a mia madre, grande appassionata del genere, e mia sorella. Era giugno per cui la stagione operistica aveva già iniziato ad infiammare il palco dell’Arena, così abbiamo colto l’occasione anche noi. Vidi due opere: la Carmen di Bizet e l’Aida di Verdi. E questa precisazione è necessaria, perché vi aiuterà a capire cosa mi ha sconvolto a dieci anni di distanza. Tornando a noi.
Di quelle due sere ho un bel ricordo, nonostante alcune difficoltà oggettive che mi trovai ad affrontare. È vero che quando vai a vedere uno spettacolo d’Opera ti danno il libretto, ma è altrettanto vero che io non conoscevo il francese e quando stai ascoltando la Carmen questo può essere un problema. Mia madre ha passato tutta la serata a tradurmi le arie e a tutt’oggi ancora mi dispiace di averla tenuta impegnata così tanto. Con l’Aida è stato leggermente più facile, ma alcuni testi sono arcaici e a dieci anni non hai davvero le capacità per comprendere tutte le parole. Per cui anche in quell’occasione per me l’Opera rappresentò una serie di meravigliosi suoni. Già all’epoca mi chiedevo come fosse possibile per una voce umana poter raggiungere certe note. Ma la cosa più bella di quelle sere fu un’altra. Ad un tratto, quasi per magia, tutta l’Arena si illuminò grazie a tante piccole candeline. Credetemi, uno spettacolo toccante ed immenso. Si aveva l’impressione di essere immersi in un cielo stellato. Meraviglioso, davvero.
Non sono più andata a vedere l’Opera all’Arena, ma a questo spero di rimediare presto. Dopo quell’esperienza e grazie all’aiuto di mia madre l’Opera iniziò a scorrere attraverso le cuffie e gli stereo di casa. Per anni, mea culpa, ho ascoltato solo Pavarotti, Domingo e Maria Callas. Avevo tanti cd a casa con le loro registrazioni, per cui la reputai una buona base di partenza. Nell’ultimo anno, invece, grazie all’aiuto di una persona che mi è molto vicina ho imparato ad apprezzare tante altre voci. Ed ho notato una cosa che prima mi era sfuggita, ogni voce esprime l’anima di chi sta cantando. Ogni artista ha un suo timbro, una vocalità ed un’interpretazione che non avrà mai più nessun’altro. Mi si è aperto un mondo ed ho iniziato a cercare sempre più arie e sempre più anime da ascoltare. Senza accorgermene, l’Opera era diventata una colonna sonora costante per quasi tutte le mie ore di lavoro e per le ore libere passate a casa. Stavo entrando in un mondo meraviglioso, ma non avevo ancora idea di cosa mi aspettasse realmente. L’avrei scoperto involontariamente poco dopo.
Era un tranquillo giovedì pomeriggio di fine maggio e come sempre stavo lavorando. Non mi ricordo neanche su cosa precisamente. Ero alla ricerca di altre voci ed avevo bisogno di rilassarmi, perciò pensai che l’Opera avrebbe fatto al caso mio. Scelgo una delle compilation di Youtube che ancora non avevo ascoltato, faccio partire la musica ed inizio a lavorare.
Ero moderatamente concentrata sul mio lavoro, soprattutto considerando che ero in prossimità di alcune scadenze. Ero, perché poi sono partite delle note accompagnate da “Se quel guerrier io fossi! Se il mio sogno si avverasse!”. Da quel momento in poi qualsiasi cosa io stessi facendo smise di avere importanza. Quelle poche parole mi avevano colpito al cuore ed era giusto che scoprissi da dove venivano. Rimasi di stucco quando scoprii che appartenevano a Celeste Aida.
Io l’avevo vista dal vivo l’Aida, eppure come aveva fatto quest’aria a non rimanermi impressa?
Fermai tutto e rimasi ad ascoltare l’aria. Non esagero quando dico che la sensazione fu quella di un treno che ti trapassa. Mi colpì così tanto che mi sentii quasi soffocare. Era un’aria, interpretata da un tenore, di un Opera che io avevo già sentito. Eppure rimasi paralizzata. Lo scompenso, il dolore e la sensazione di aver capito per la prima volta in vita mia cosa fosse l’amore, mi spinsero a dover chiamare mezzo mondo per comunicare questa mia scoperta. “Ragazzi l’Opera è vita, non sto scherzando, è vita davvero! Dovete ascoltare Celeste Aida, dovete sentire quell’aria!”. Non so quante volte e a quante persone io abbia ripetuto questa frase nell’arco dei quattro giorni successivi. Non riuscivo a pensare ad altro e a parlare d’altro.
Se mi chiedessero il come ed il perché non credo che saprei rispondere, ma Celeste Aida quella sera mi fece esplodere il cuore. E a tutt’oggi quando la sento, vengo pervasa da una moltitudine di sensazioni e sentimenti veramente difficili da gestire. Celeste Aida è stata solo la prima di una lunga serie di arie che mi hanno segnato. Da quel giorno “Nessun dorma”, “Un bel dì vedremo”, “Una furtiva lagrima”, “E lucevan le stelle” hanno avuto un altro senso, un altro sapore, un’altra intensità.
Quel pomeriggio, probabilmente, non avevo barriere né difese né corazze. Quella sera avevo il cuore libero e l’Opera se l’è preso. Perché quella sera Radames cantava per me. Quella sera i sentimenti che esplodevano nella sua voce erano i miei. Così come i suoi desideri ed il suo amore folle per Aida. Quella sera in quell’aria c’ero io.
Quando la vita ti afferra con così tanta intensità non lo puoi dimenticare. Quando è la tua anima, il tuo cuore, ad essere espresso in quelle note, da quella voce, davvero non puoi più farne a meno. Ecco cos’è stata per me quella sera. Una svolta, la svolta. Da quella sera tutte le Opere stavano parlando di me ed io stavo vivendo in loro. Quella sera ho finalmente sentito dentro il significato della frase “L’Opera è vita”. Perché è vero.
L’Opera è vita, l’ Opera siamo noi. E anche io da quella sera sono l’Opera.
Martina Corona