Quante volte sarete usciti dalla sala del cinema delusi per il film che avete appena visto. Decine sicuramente, centinaia forse per i più appassionati. Personalmente non amo molto questa arte, preferisco il teatro e le prestazioni live, dove si tocca con mano il lavoro dell’artista, dove è sempre buona la prima.

Ma, anche a teatro, spesso mi è capitato di assistere a spettacoli dei quali non sono rimasta soddisfatta, di rimanere amareggiata, anche arrabbiata. Allestire uno spettacolo d’opera è molto complesso, i fattori in gioco sono molteplici, così come gli interessi in campo ed è evidente che accontentare il gusto di tutto il pubblico è materialmente impossibile. Fortunatamente, a differenza del cinema, all’opera qualcosa si salva sempre: la musica. L’arte del compositore può essere maltrattata all’inverosimile ma rimane sempre lei, immensa, universale e sempiterna.

Così quando ieri mi sono seduta in poltrona, per la recita pomeridiana che avevo programmato da mesi, sapevo perfettamente che il cast aveva subito profondi cambiamenti, rimaneggiato dopo rinunce e sostituzioni. La compagnia di canto non era più quella che avevo scelto, mi sarei quindi ritrovata ad ascoltare artisti a me sconosciuti e, quel che è peggio, avevo già letto svariate critiche negative sia sulla regia che sulla messa in scena. Insomma, diciamo che con un quadro simile sarei potuta partire con un mare di pregiudizi ed invece, chissà come mai, quel pomeriggio ero particolarmente ben disposta.

Il cast vocale non era dei migliori. Le tanto criticate regia e scenografia avevano invece la loro motivazione. Completamente decontestualizzate, riuscivano comunque a trasmettere l’atmosfera dell’opera, a sposare le note del compositore ed a dare una lettura ulteriore alle azioni sulla scena; il tutto con un allestimento minimalista e una sapiente gestione del movimento delle masse. Splendido l’uso delle luci e di oggetti in scena che ne riflettevano i bagliori, con un effetto sul palco esteticamente molto riuscito.

I brividi veri arrivano con la magistrale interpretazione del coro, protagonista indiscusso del capolavoro pucciniano di cui vi sto parlando. E qui il compositore e la splendida musica da lui creata salvano la serata. Perché tutto può andare male ma certe note e certa Bellezza sono indistruttibili. E così a quelle melodie incredibili si unisce quanto vedo sul palcoscenico ed i momenti di assolo orchestrale mi danno la pelle d’oca, così come quelli corali.

Puccini è sempre struggente, anche fuori dai canoni delle rappresentazioni tradizionali, e forse, oserei dire, proprio in quei casi, quando la musica è il solo veicolo delle emozioni.

Quello che era iniziato sotto il peggiore degli auspici, si rivela un pomeriggio di piacevoli sensazioni. In mezzo al nulla, la magia si compie.

Samuela Solinas