Sono stati due giorni stupendi. Parma in questo periodo dell’anno è in pieno fermento, l’eccitazione si respira nell’aria; nei caffè e nei ristoranti colmi di gente non si parla che di opera, teatro ed artisti. Ognuno ha la propria opinione, racconta la propria esperienza, gli spettacoli a cui ha assistito e soprattutto, il planning per la nuova stagione 2017/2018. Già, perché il bello consiste proprio in questo, condividere le esperienze con gli amici ed organizzarsi per incontrarsi in giro per l’Italia o all’estero.

Quest’anno ho avuto l’occasione di rivedere vecchi melomani-girovaghi e di conoscerne di nuovi. Mi sono ritrovata seduta al tavolo con altre dieci persone e guardandomi intorno, mi sono accorta di quanto, all’apparenza, potessimo sembrare incompatibili. L’età spaziava tra i venti e i sessant’anni, la provenienza e le professioni erano delle più disparate, eppure una cosa ci univa al di sopra di tutto: la passione per l’Opera.

Quanto amo quei momenti di condivisione, impagabili. Si impara sempre qualcosa di nuovo; la voglia di assistere ad una marea di spettacoli, il racconto di grandi serate passate ad ascoltare i divi più acclamati. Purtroppo non si riesce a vedere tutto, il lavoro e le possibilità economiche frenano anche gli spiriti più appassionati, ma è lì che scatta l’ingegno del vero amante d’Opera.

Le spese di viaggio si riducono al minimo; si prendono treni regionali andata e ritorno in giornata cercando di non pernottare fuori; se proprio non si riesce, si chiede ospitalità ad un amico o si prendono camere doppie, da dividere in hotel spartani.

825Il biglietto a teatro è sempre una conquista. Questa volta ho puntato al massimo del risparmio. Dopo il Requiem del sabato sera, decido di imbarcarmi nell’avventura per la Jérusalem della domenica pomeriggio. Ero lì, non potevo perderla, soprattutto sapendo che c’era la regia del grande Hugo De Ana ed un basso come Michele Pertusi. Così sono andata allo sbaraglio al botteghino, un’ora prima dello spettacolo, e sono riuscita ad avere un biglietto per il loggione, posto in piedi.

Una volta in loco la gente che si accalca, stipata uno sull’altro, è impressionante; una bolgia infernale, 30 gradi, non si respira. Chi ha la fortuna di avere una poltrona, per accedervi deve scavalcare persone accovacciate sui gradini o direttamente sul pavimento, borse e zaini di chi arriva da lontano. Incontro qualche volto noto. Visi sui quali si legge la passione vera, la fiamma che brucia e ti fa fare l’impossibile. Perché di ciò si è trattato. Quattro ore in piedi con un caldo infernale, la schiena dolorante, pur di esserci.

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Magnifico, semplicemente magnifico. Scene e costumi dai quali non riuscivo a staccare gli occhi. Splendide proiezioni che si confondevano con la scenografia e con i personaggi stessi, immagini che sembravano quadri appesi in una pinacoteca. Squadroni di crociati si materializzano, armate all’assalto, richiami alla croce, a Gesù, alla religione. E la musica di Verdi, il vero festeggiato del mese di Ottobre.

Ma quando le luci si spengono, le decorazioni d’oro del Regio di Parma svaniscono piano piano, i palchi spariscono immersi nell’oscurità ed il Maestro dà l’attacco. In quel momento capisci perché l’hai fatto.

Il basso Pertusi ci regala una vera e propria lezione di canto. Ero lì che ascoltavo e mi chiedevo come fossero possibili tanta grazia e naturalezza nell’emissione, tanta perfezione nell’intonazione e nobiltà d’accento, il personaggio perfettamente interpretato. Da brividi.

È per serate come queste che facciamo i salti mortali. Perché certi momenti non si dimenticano; si vivono con la pelle d’oca, con gli occhi lucidi e con ammirazione, ringraziando il Cielo di averci fatto incontrare questa immersa forma d’arte.

Samuela Solinas