“Va pensiero, sull’ ali dorate”…parole queste, oltre che incantevoli, evocative in tutti noi di un’emozione e d’un senso di riconoscimento. “Va pensiero” rappresenta un messaggio ma anche un inno, in tutto il suo struggimento e solennità. È proprio questo uno dei momenti che più ho atteso nella mia “formazione operistica”: assistere alla rappresentazione di un’aria che ho sempre creduto d’aver nelle corde. Un coro che comincia timido, per poi “esplodere” in una gravità di suoni che annunciano una poesia in musica. Quasi come una preghiera, un’aria che incarna l’incanto colpendo al cuore ed ammaliando qualsiasi ascoltatore.
Nabucco di Giuseppe Verdi è un’opera maestosa quanto complessa, interpretata ottimamente nella rappresentazione al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, alla quale ho recentemente assistito. La grandezza del Nabucco si adatta, in questa interpretazione, ad un rifacimento scenicamente essenziale e mimale, parimenti eccellente nell’esecuzione canora. È proprio la persuasione delle voci, tra le migliori che ho avuto modo di ascoltare nella mia esperienza, ad assorbire completamente l’attenzione ed il coinvolgimento dell’auditorio, escludendo così il focus da un contesto scenografico pressoché inesistente. La scelta registica di escludere interazioni artistiche contestuali trova ragione in una messa in scena vocalmente ottima ma che, a mio vedere, avrebbe potuto inserirsi in un’atmosfera più piena se incorniciata in modo più ricco.
Da conoscitrice “profana” dell’opera, ritengo che uno dei fattori che danno vita ad una completa esperienza lirica sia, oltre che l’incondizionata interpretazione vocale, una consistente presenza scenografica che impreziosisca la rappresentazione stessa. Ho sempre considerato l’opera quale reificazione di maestosità e grandezza, che si dovrebbe incarnare in ogni componente della stessa opera. In quest’occasione, l’allestimento asciutto e spoglio è stato compensato da una buona presenza scenica e una notevole prestanza vocale, in particolare nei momenti corali in cui la scena è stata pervasa e “creata” dal coro stesso, parimenti magnifico; inevitabilmente, nei momenti solistici questa componente viene un po’ a mancare in scena e la musica diviene di fatto la vera protagonista.
A prescindere dalle scelte artistiche, credo che l’esperienza del Nabucco rimarrà in me una delle migliori rappresentazioni alle quali ho assistito e che più mi hanno pervasa, grazie alla sua ricchezza ma soprattutto alla bellezza di un’opera struggente, delle cui arie ho da sempre memoria.
Beatrice De Angelis