L’azione si svolge nella Venezia del XVII secolo, in periodo di contrasti con l’altra Repubblica Marinara: Genova.
Il popolo è adunato nel cortile di Palazzo Ducale e sta andando alla regata; Gioconda, cantatrice, conduce la cieca madre in Chiesa. Barnaba, perfido informatore del potentissimo Consiglio dei Dieci, si finge cantastorie ed è innamorato della ragazza, la quale invece lo disprezza. L’uomo decide quindi di approfittare della debole madre e della sua condizione di cecità per riuscire ad ottenere, con il ricatto, l’amore di Gioconda.

Il popolo torna dalla regata, e festeggia il vincitore. Il povero Zuane, perdente, non si da pace e viene avvicinato da Barnaba. L’uomo insinua in lui il dubbio che la sua sconfitta possa essere stata causata da una stregoneria, e che l’artefice del maleficio sia proprio la cieca madre di Gioconda. Il popolo si scaglia quindi contro la povera vecchia. Interviene improvvisamente Enzo, esiliato da Venezia in quanto principe genovese, che si finge marinaio dalmata. Il ragazzo è amato da Gioconda, ma per lei prova solamente un fraterno affetto, in realtà non ha mai smesso di pensare al suo grande amore Laura, incontrata molti anni prima. Enzo si erge a difensore della povera cieca, ma senza ottenere nulla.

Fanno ingresso nella piazza Alvise Badoero, nobile veneziano inquisitore di Stato, con la moglie. Subito Enzo riconosce in quella donna l’amata Laura. Quest’ultima riesce a convincere il marito a graziare la vecchia, che per ringraziarla le offre in dono un rosario e la benedice. A questo punto la folla si disperde.

Rimasto solo con Enzo, Barnaba gli rivela di far parte del consiglio dei Dieci e di conoscere la sua vera identità nonché l’amore segreto che il ragazzo nutre ancora per Laura. Si offre di farlo incontrare con l’amata, sperando così di allontanarlo da Gioconda. Enzo fugge e Barnaba, rimasto solo, detta allo scrivano Isépo un atto di accusa e, inserendo il foglio nella bocca del Leone, denuncia di fatto i due amanti. La trappola è tesa: i due giovani saranno sorpresi dal nobile Alvise e Gioconda sarà finalmente sua.

Tutta la scena però è spiata da Gioconda che, con la madre, sta nascosta dietro ad una colonna. Mentre i fedeli escono dalla basilica, si odono i Vespri in lontananza e la donna lamenta il suo triste destino; ormai ha deciso, quella stessa notte salirà sulla barca dell’amato Enzo per salvarlo dall’incombente pericolo.

Barnaba invia Io scrivano Isépo ad avvertire i navigli veneziani e si reca a controllare quello di Enzo, fingendosi un pescatore. In seguito prende una piccola barca e conduce Laura al brigantino dell’amante. La donna è un po’ inquietata da quell’uomo, ma le sue paure vengono scacciate dalle dolci parole rivoltagli dall’amato. I due vivono una bella notte d’amore e, al tramontare della luna, Enzo scende in coperta per cercare qualcuno che riaccompagni la donna a casa.

Rimasta sola Laura confida alla Madonna il suo turbamento e, proprio in quel momento, appare Gioconda, pronta ad ucciderla se non rinuncerà ad Enzo. Tra le due rivali si scatena una violenta lite, Gioconda minaccia di consegnarla ad Alvise, la cui barca si sta avvicinando al brigantino. Laura terrorizzata alza le braccia al cielo, scoprendo legato al polso il rosario offertagli dalla Cieca. In quel momento Gioconda riconosce il pegno che sua madre aveva donato alla donna che le aveva salvato la vita; non ha scelta, deve a sua volta aiutare Laura, e farla fuggire.

Quando Enzo ricompare, non trova più l’amata bensì Gioconda ad attenderlo. Quest’ultima gli dice che Laura è fuggita e ad un cenno dell’uomo di seguirla, gli fa presente come il pericolo incomba; i navigli veneziani, avvertiti da Barnaba, stanno per raggiungerlo. Così Enzo per sfuggire alla cattura dà fuoco alla nave e scappa.

Samuela Solinas