Il potere consolatorio della musica e non solo: ascoltare e “fare” musica è un potente mezzo per rinnovare il corpo e lo spirito, per chiunque ne entri in contatto. L’hanno davvero toccato con mano i detenuti di Sing Sing.

Di cosa stiamo parlando? Il Sing Sing Correctional Facility è un carcere statunitense di massima sicurezza situato nello Stato di New York, sulle rive del fiume Hudson. Oltre ad Alcatraz, Sing Sing è probabilmente la prigione più iconica degli Stati Uniti. Il nome del carcere deriva dalla tribù indiana dei Sinck Sinck, che abitava la zona fino a quando fu occupata dagli europei nel 1685. Attualmente il carcere ospita circa 1700 detenuti.

È qui che negli ultimi anni si è pensato di formare una connessione del tutto particolare: offrire una delle arti più belle progettate dall’uomo per creare un coinvolgimento capace di rinnovare, di rigenerare, di consolare anima, corpo e spirito di chi sta scontando una pena, aiutandolo a trovare nuovi stimoli ed essere persone migliori una volta usciti.

Attraverso il progetto “Musical Connections” della Carnegie Hall di New York e all’Illinois Youth Center di Chicago (in collaborazione con la Chicago Symphony Orchestra), diversi artisti internazionali tengono delle lezioni di musica, dalla pratica di uno strumento, alla teoria e alla composizione musicale all’interno del carcere. A capo di questa iniziativa troviamo una delle più grandi cantanti d’opera internazionali, il mezzosoprano Joyce DiDonato, la quale si è messa in vero e proprio contatto con i detenuti per stimolare la loro individualità, la loro creatività e le loro lotte personali attraverso la musica. DiDonato ha letteralmente infranto gli stereotipi creati attorno all’ambiente carcerario e ha creato un legame forte con alcuni detenuti soltanto attraverso la potenza della musica.

 

LEGGI TUTTO L’ARTICOLO SUL MAGAZINE!