Milano, Teatro alla Scala 1999.
Riccardo Muti dichiara: “In passato l’ho sempre diretta con fortuna“… ma poi scongiura: “Per carità, non parliamone troppo, e proprio ora che mancano così pochi giorni alla prima…“.

Sono assai certa che, data la presenza della parola “fortuna” – parola non spesso attribuita a quest’opera – voi abbiate compreso di cosa stiamo parlando. Molto di frequente, in ambiente musicale, si evita accuratamente di nominarla addirittura, tanto è noto, negli anni, il “potere” attribuitole; a noi non fa di certo questo effetto e quindi sì, lo dico chiaramente che stiamo parlando de “La Forza del Destino” di Giuseppe Verdi!
Diversamente da quello che si possa pensare l’opera ha sempre goduto di un buon successo, sin dalle Prime: al Teatro Imperiale di San Pietroburgo (ora noto come Teatro Mariinskij) il 10 ottobre 1862 e un anno dopo a Roma (con ancora il titolo “Don Alvaro”).

La seconda versione debuttò al teatro alla Scala nel 1869 ed include la celebre Ouverture, una rielaborazione del libretto a cura di Antonio Ghislanzoni ed un finale modificato: il libretto di Francesco Maria Piave infatti, è basato su “Don Alvaro o la forza del destino” del poeta e drammaturgo spagnolo Ángel de Saavedra: diversamente dall’originale, nel nuovo finale Don Alvaro sopravvivrà alla morte di Leonora (nel finale originale era previsto che nessuno sopravvivesse).

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