OperaLibera e OperaLife questo mese non vi accompagnano semplicemente a teatro, ma ad una prima di un Festival, all’evento mondano che, per i melomani, dischiude l’autunno operistico: Il Festival Verdi di Parma.
“A Parma non è difficile vivere, a patto di saper dar ragione all’interlocutore in una discussione a carattere musicale o gastronomico”. Parole ancora attualissime quelle pronunciate, nell’Ottocento, da Maria Luisa d’Asburgo-Lorena, duchessa regnante di Parma, Piacenza e Guastalla. La città emiliana è una vera roccaforte del bello: per rendersene conto basta perdersi nei meravigliosi affreschi di Correggio, nelle sculture dell’Antelami, ma anche gustare un tortello a tavola e sedersi poi a teatro, nell’antico teatro Farnese o, come oggi, al Regio. La meravigliosa sala, ornata nella metà dell’Ottocento da Girolamo Magnani di bianco e oro, fra le architetture di Pierluigi Montecchini, è il cuore di un Festival giunto alla sua ventiduesima edizione e giustamente dedicato al genius loci: Giuseppe Verdi.
“Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta, diamanti di vetro, oro di carta stagnola, il rosso sulla guancia, un sole che esce da sotto terra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco.” Così diceva Victor Hugo e quest’anno di sentimenti in sala se ne percepivano tanti: ovviamente c’era, per gli artisti, l’emozione di un debutto importante, per il pubblico il piacere di concedersi una serata di spensierata eleganza (avvistati in sala anche abiti di lucenti paillettes), e poi c’era anche la voce di protesta. Un dissenso rispetto alla conduzione del teatro, annunciato da tempo, ed espresso poi in sala dal pubblico con fermezza ma anche con il dovuto rispetto per gli interpreti.