La replica domenicale è una recita mai facile, invece questa Juive ha emozionato e commosso il pubblico in sala che si è dimostrato estremamente caloroso.
La Juive a Torino è una vera scommessa, un’opera che di rado viene rappresentata quindi questa scelta poteva sembrare audace ma il cast, la regia di Stefano Poda e la direzione del Maestro Daniel Oren non sono fanno ricredere sulla poca fattibilità di quest’opera, ma vincono una grande scommessa rendendo quest’opera memorabile e tra le più belle produzioni a cui noi abbiamo avuto il piacere di assistere.
Il Maestro Daniel Oren ha regalato attimi magici con la sua bacchetta attraverso nuance di estrema sensibilità, il tutto possibili grazie ad un cast che eccellente è dir poco.
Quest’opera porta gli artisti all’estremo per estensione e intensità vocale, ma tutto il cast stravince questa prova; bravi Gordon Binter nel ruolo di Ruggiero, tecnica sicura, espressivo come i colleghi Daniele Terenzi nel ruolo di Albert e Rocco Lia nel ruolo di un araldo.
Altre menzioni vanno a Ioan Hotea nel ruolo di Léopold che emoziona e si dedica con passione a questo ruolo.
Il cast è bene assortito non solo per vocalità ma anche per generazioni, perché come si può vedere in cartellone il Teatro Regio crede molto nei giovani e lo dimostra con una grande scommessa per il soprano Martina Russomanno nel ruolo di Eudoxie: ruolo estremamente complicato che non solo canta alla perfezione ma lo fa vivere con grande carisma, un’impresa impossibile per una 25enne ma non per lei; assortita con il grande Riccardo Zanellato che invece di anni sul palcoscenico ne ha molti e si vede, canto pulito, espressivo… un artista completo.
Conosciamo bene la protagonista femminile, Rachel, interpretata da Mariangela Sicilia che in questo ruolo si supera, emozionante, forte, autentica con una precisione tecnica che in poche possono vantare, insomma un ruolo così difficile cantato così si sente davvero di rado.
Veniamo a lui Gregory Kunde, che interpreta il ruolo di Éléazar. Il tenore ha dimostrato di avere una voce fresca e acuti da fare invidia a Pavarotti; lui incarna alla perfezione la parola Artista: Gregory ha vissuto le emozioni con il suo pubblico, emozionandolo fino alle lacrime. Nell’ultima aria è stato Éléazar che capisce per Rachel non c’è speranza, è stato un padre disperato e ogni persona presente ha sentito quest’anima sofferente del suo personaggio, fermando il teatro per 10 minuti di applausi; un’atmosfera che ho visto davvero poche volte in teatro.
Questo incredibile cast aveva una visione che era quella del regista Stefano Poda, che in questa regia è assoluto, va oltre alla storia e sottolinea la guerra di religione invitando ad una grande riflessione.
Questa non è regia contemporanea, questa è pura arte.
Siamo onorati di aver visto uno spettacolo come la Juive a Torino, audace sia dal punto di vista musicale che dal punto di visto sociale ma rappresentato con coraggio da un teatro che è il teatro che vorremmo.
Alessandra Gambino