È stato uno fra i più prorompenti ballerini del nostro tempo. Con l’Argentina nel sangue, prima del suo ritiro avvenuto nel 2007 e dopo aver calcato le principali scene, dal Colòn di Buenos Aires al Metropolitan di NYC, dal Bol’šoj di Mosca alla Scala di Milano, accanto a partner d’eccezione come Eleonora Cassano e Alessandra Ferri, ha spaziato oltre che al balletto anche nel tango e addirittura al musical. Talmente irresistibile da essere considerato da tutti “il Maradona della danza” – anche se lui preferisce definirsi “il Pavarotti” – per Voi lettori OperaLife ha oggi l’onore di intervistarlo.

 

  • Julio, lei è un Figlio d’arte. Quanto è stata importante all’inizio la sua famiglia?

È cominciato tutto per gioco. Mia madre era maestra di danza, figlia unica a cui permisero di avvicinarsi ai vari stili di danza, come il tango e la danza folklorica, e mio nonno era del nord Italia, piemontese, il quale costruì vicino la nostra casa uno studio di danza per permetterle di lavorare.

 

  • Dopo la sua formazione avvenuta al Teatro Colòn di Buenos Aires dove è approdato?

Ho cominciato a studiare danza alla Scuola Nacional de Danca all’età di 7 anni, chiedendo io stesso a mia madre di voler studiare danza. In Accademia trovai un maestro che veniva dal Teatro Colon di Buenos Aires. È stato un percorso duro: cominciavo alle 7 della mattina tra la Scuola Nacional de Danca, la scuola di formazione regolare e poi alla Scuola del Teatro Colon. La mia giornata terminava sempre alle ore 21. Io e la mia famiglia vivevamo a Murro ed eravamo una famiglia di estrazione molto umile e tutti gli spostamenti per la mia formazione comportavano tutti i giorni un’ora e mezza di viaggio in autobus all’andata e al ritorno.

 

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