Bresciana di origine. Probabilmente la maggiore e migliore interprete italiana della sigaraia di Bizet. La consacrazione alle scene al Festival di Salisburgo sotto la direzione del grande Muti. Da quel momento un percorso artistico in perenne ascesa. Per noi di OperaLife l’affascinante mezzosoprano Annalisa Stroppa.
- A dieci anni dalla “prima volta” calzerai nuovamente i panni di Carmen al Teatro Massimo di Palermo. Come tu stessa hai affermato, Carmen può essere definita quasi come una summa dei molteplici aspetti del femminino. Come ti prepari ad affrontare un personaggio così complesso?
Sono dieci anni esatti dal mio debutto italiano in questo ruolo, al teatro Sociale di Trento, dopodiché ho vestito i panni della sigaraia sevillana in Francia, Germania, Austria, Spagna e, grazie al Teatro Massimo, di recente nuovamente in Italia, tra l’altro nell’occasione speciale della riapertura al pubblico del teatro palermitano dopo la chiusura dovuta alla pandemia.
Carmen è un personaggio poliedrico, ricco di sfumature sia vocali che interpretative, è catalizzante, carismatico, ed è impossibile non amarlo.
Devo dire che questo ruolo è molto maturato nel tempo sia da un punto di vista vocale che personale ed emotivo. Annalisa si è arricchita di esperienze e Carmen le ha assorbite.
Quando salgo sul palco non solo interpreto un personaggio ma lo vivo; sul palcoscenico dimentico di essere me stessa e divento Carmen! Porto qualcosa di me, del mio vissuto in lei e lei a sua volta mi dà la possibilità di esternare aspetti di me che nella quotidianità rimangono celati.
Di Carmen adoro la forza e la determinazione, ma anche le sue fragilità.
Avere la possibilità di incontrare nel mio percorso diverse messe in scena e quindi poterne esplorare diversi aspetti, mi entusiasma e mi arricchisce continuamente; il lavoro con diversi direttori, registi, colleghi, mi permette di arricchire continuamente il personaggio di nuove emozioni…
Quindi la mia preparazione, oltre a riguardare l’aspetto più strettamente connesso allo studio vocale, al perfezionamento della dizione, allo stile dell’autore, è stata molto introspettiva.
Carmen inoltre è un ruolo a cui mi sento profondamente legata e che mi ha accompagnato in questo periodo difficile: è stato l’ultimo ruolo che ho cantato a Palma de Mallorca prima della chiusura per la pandemia, ultima recita l’8 marzo 2020; mi ha portato, in pieno lockdown italiano, il 22 maggio 2020, a Wiesbaden, il primo teatro europeo a riaprire quella sera al pubblico, e poi al teatro Grande di Brescia nel dicembre 2020, in streaming in un teatro vuoto, in un altro momento drammatico di questa pandemia.
Carmen è libertà, è rinascita, è ripartenza, ed è significativa anche per questo… abbiamo ridato valore alla parola libertà, un valore che prima della pandemia davamo per scontato.