Cari amici di OperaLife,
in questo numero il nostro ospite è la dott.ssa Alice Cancer, ricercatrice presso il Servizio di Psicologia dell’Apprendimento e dell’Educazione in Età Evolutiva (SPAEE) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La dott.ssa Cancer è coautrice del recente volume “Il clavicembalo ben letterato – la lettura ritmica per il potenziamento linguistico e la riabilitazione”
- Sappiamo che i suoi studi si concentrano sulla relazione esistente fra musica e linguaggio. Può spiegarci che rapporto c’è tra queste due aree?
La musica e il linguaggio condividono basi neurologiche comuni già a partire dai primi anni dello sviluppo, anche grazie alla particolare tipologia di interazione sonora che i genitori instaurano con i neonati, in cui il parlato ed il canto si integrano in un’unica struttura comunicativa. Studi neuroscientifici hanno rilevato una sovrapposizione delle aree cerebrali deputate all’elaborazione di stimoli musicali e di stimoli uditivi linguistici, con aree di sovrapposizione estese sia nell’emisfero sinistro, principale sede delle funzioni linguistiche, che destro. La stretta relazione tra musica e linguaggio è inoltre evidente dai risultati di numerosi studi condotti su individui con un elevato expertise musicale, tipicamente musicisti professionisti, al fine di indagare le differenze a livello cerebrale nell’elaborazione dei suoni tra musicisti esperti e non musicisti. Coloro che hanno una competenza musicale ottengono infatti risultati significativamente migliori in compiti di discriminazione della variazione della frequenza e della durata dei suoni, e tali eccezionali competenze si rilevano anche nei compiti di percezione di suoni del linguaggio parlato.
- Che cosa la appassiona di più di questo ambito di ricerca?
Da decenni la ricerca neuroscientifica ha messo in evidenza gli effetti di potenziamento che la pratica musicale può avere su molte abilità cognitive, quali la memoria verbale, l’articolazione fino-motoria, la discriminazione uditiva e l’attenzione. I ricercatori che si occupano di disturbi del neurosviluppo e disturbi cognitivi acquisiti hanno gradualmente iniziato a sfruttare tali evidenze scientifiche nella progettazione di percorsi di potenziamento, integrando attività musicali all’interno delle pratiche riabilitative. Rispetto a interventi di tipo tradizionale per il potenziamento di abilità cognitive, i training musicali hanno il vantaggio di garantire un maggiore coinvolgimento e di favorire interesse e motivazione nei bambini e nei ragazzi, fattori estremamente rilevanti per l’efficacia dell’intervento. Favorire il divertimento e la motivazione dei ragazzi grazie all’utilizzo della musica, mentre lavorano per potenziare i propri punti di debolezza, è sicuramente uno degli aspetti più appassionanti del mio lavoro.
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