Siamo felici ed entusiasti di intervistare oggi il soprano rumeno Adela Zaharia. Vincitrice del concorso Operalia nel 2017, da cui è poi decollata sulla scena lirica internazionale, Adela è artista in residenza presso la Deutsche Oper am Rhein di Düsseldorf. La incontriamo dopo averla anche intervistata in diretta sul nostro canale Instagram di OperaLife.

1. Come ti sei avvicinata allo studio del canto e quali sono stati i tuoi modelli di ispirazione?

La mia strada per il canto è stata piuttosto caotica, e penso anche divertente – perché non avrei mai immaginato che questa sarebbe stata la mia vita, fino a quando non ha iniziato ad accadere. Io e due dei miei fratelli siamo stati la prima generazione della nostra famiglia che si è dedicata allo studio della musica, quindi potrei dire che è venuta fuori dal nulla. Ho frequentato una scuola di musica dall’età di sette anni, studiando pianoforte. Era una delle scuole di musica “specializzate” – teoria musicale, dictee, solfeggio, ecc. Devo ammettere che non mi è mai piaciuto esercitarmi con il pianoforte, quindi la scelta ovvia era specializzarmi in quello che mi piaceva di più: la teoria musicale. Ho preso lezioni avanzate, ho fatto concorsi, tutto con il piano di andare avanti, dopo il liceo, studiando musicologia. Ma per tutto questo tempo cantavo nel coro della scuola, cosa che ho adorato. Ho iniziato con piccole parti soliste nei concerti annuali, che sono diventate più grandi e più importanti con il tempo. Quindi ho pensato di prendere alcune lezioni di canto per aiutarmi in questo – una o due volte a settimana. Ma ammetto di non avergli mai prestato troppa attenzione, perché in qualche modo non potevo immaginare che quella fosse la mia strada. Poi, nel mio ultimo anno di liceo, sono stata fortemente incoraggiata a partecipare a un concorso nazionale di canto per studenti della mia età, in rappresentanza della mia scuola. Era la prima volta che prendevo sul serio il canto e mi preparavo intensamente per quella piccola competizione. Ricordo che stavo cantando l’aria di Susanna – “Deh vieni, non tardar” e un Lied rumeno. Ho vinto il primo premio, non potevo crederci. E quello è stato il primo momento in cui mi sono chiesta: e se questo fosse il mio percorso? E se vincere questa piccola competizione fosse un segno che questo è ciò che dovrei fare? Questo è il motivo in cui mi piace pensare di non aver scelto di cantare, ma che in qualche modo il canto abbia scelto me. Per quanto riguarda le influenze, provate ad immaginare – come ho detto, non avevo mai prestato attenzione al canto prima, ed ero all’ultimo anno di liceo. Così sono entrata al conservatorio dopo aver visto una sola esibizione di operetta nella mia vita (che non mi è nemmeno piaciuta [sorride]) e non sapendo nulla del mondo del canto. I miei colleghi discutevano confrontando grandi cantanti, registrazioni, produzioni e io non avevo idea di cosa stessero parlando. Diciamo solo che avevo un sacco di cose da imparare [sorride]. E la cosa di cui sentivo di averne una minima idea era legata all’interpretazione e alla presenza scenica. Avevo una paura terribile del palcoscenico… Ho pensato più volte di smettere di cantare a causa di quella paura. Quindi, se mi avessi chiesto mentre ero al conservatorio cosa avrei scelto per il mio futuro, la mia risposta sarebbe stata che non avrei cantato MAI l’Opera. Piuttosto una cantante da concerto, perché amo il canto sinfonico, ma mai l’Opera. Poi ho iniziato a frequentare sempre più spettacoli all’Opera di Stato di Cluj-Napoca, e lentamente ho capito il fascino di quest’arte. Ricordo che una delle prime registrazioni che ho ascoltato è stata della grande Jessie Norman. Ho ottenuto un video di uno dei suoi concerti e sono rimasta sbalordita. Sono rimasta così colpita da quanto fosse monumentale lei e il suo canto, fuori dal comune! … La sua versione dello “Allerseelen” di Strauss è una delle mie preferite al mondo. Ricordo anche che uno dei miei colleghi del conservatorio mi mostrò Anna Netrebko che cantava “O mio babbino caro” proprio quando stava diventando famosa – su quel programma Tv, indossando quel vestito rosso di paillettes – avendo le sembianze e cantando come una dea, e non riuscivo a smettere di piangere. Questa è la mia reazione quando sono sopraffatta – in senso positivo – e ho pensato che non potesse essere reale! Quindi puoi immaginare che momento da fan girl ho avuto quando ci siamo incontrate sul palco per un concerto circa dieci anni dopo a Monaco [sorride]. Poi, quando ho iniziato a trovare la mia strada e la mia voce, ho guardato sempre di più i cantanti che eseguivano il mio repertorio. Amo Virginia Zeani e Anna Moffo nella Traviata, amo Mariella Devia e Montserrat Caballe per il belcanto, amo Edda Moser per Mozart e così via. Non posso dire di aver avuto UN solo modello, e penso che questo sia effettivamente un bene – perché significa che non cerco di copiare nessuno – nel canto o fuori dal palco, non prendo in prestito manierismi, non divento soggettiva.

 

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