Siamo molto felici di poter incontrare Virna Toppi, prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, astro biondo che risplende non solo di presenza scenica sulle punte ma anche di spirito glamour e iconico sui tacchi, partecipando ai numerosi eventi milanesi di moda.
- Come sono cambiati i ritmi della tua giornata in seguito alla pandemia?
Radicalmente. Prima entravo in teatro alle nove e uscivo alle sette, dovendo sempre sbrigare qualcosa anche dopo come progetti o cene, ma con la pandemia è cambiato tutto: lavoriamo la mattina, considerato anche che la maggior parte dei progetti non è attuabile, i protocolli da rispettare in teatro sono numerosissimi e sono poche le persone che si vedono in generale.
- Racconti che fu la tua mamma a portarti all’audizione della Scuola di Ballo in Scala. La tua famiglia ti ha quindi supportata fin da subito?
Io volevo fare la ballerina. In realtà i miei genitori non mi hanno supportata fin da subito, poiché conoscendomi, pensavano che mi sarei annoiata, preferendo così farmi svolgere sport all’aria aperta come atletica e sci. Però io ho insistito affinché mi iscrivessero a danza e da lì non l’ho mai abbandonata. Dal momento in cui si è capito che era quello che avrei voluto fare nella vita, mi hanno supportata al cento per cento.
- Nel 2011 entri nel corpo di ballo del Semperoper Ballett di Dresda. Cosa ti ha lasciato quella prima esperienza tedesca?
Un’esperienza di vita, una crescita personale, un’impronta importante. È stata la mia prima esperienza lavorativa, ho capito subito cosa fosse il mondo del lavoro. Prima ero l’allieva che eseguiva quello che i maestri dicevano, poi mi sono ritrovata autodidatta in molte cose, comportandomi da professionista.