Siamo felicissimi di intervistare Teresa Iervolino, mezzosoprano-contralto, giovane astro nascente della lirica nel panorama nazionale ed internazionale. La incontriamo mentre è impegnata nel ruolo di Arsace nella Semiramide di Rossini nella stagione Lirica del Teatro La Fenice di Venezia.
1. Siamo sempre curiosi di partire dalle origini: come nasce il tuo amore per l’opera? È legata ad un fatto o ad un evento particolare della tua vita?
Il mio amore per l’opera è nato e cresciuto piano piano. All’età di otto anni ho iniziato a studiare pianoforte per il piacere di suonare qualcosa. Come spesso accade, ogni famiglia ti spinge in qualche attività extrascolastica – chi fa palestra, chi fa danza – e mio papà mi ha mandato a studiare pianoforte. Dallo studio del pianoforte e poi in età adolescenziale ho cominciato ad amare il canto, e da lì per puro caso ho scoperto “chi fossero questi che urlavano come se avessero mal di pancia” [ridiamo insieme]. Nello specifico mi sono innamorata ascoltando per la prima volta la Bohème con interpreti Scotto/Pavarotti, ed al termine ho pianto come una fontana e ho capito che volevo fare quello nella vita. E’ stato letteralmente un colpo di fulmine con l’opera, e sicuramente la predisposizione musicale mi ha aiutata.
2. In questa Semiramide qui alla Fenice stai debuttando il ruolo di Arsace, un ruolo con una parte musicale davvero consistente ed impegnativa. Quali sono le difficoltà e le facilità che hai incontrato nell’interpretare questo personaggio?
Le difficoltà, da un punto di vista psicologico e del carattere di Arsace, sono quelle di far emergere non solo un guerriero, ma anche la nobiltà d’animo e il lato giovane di questo personaggio. Ricordiamoci che nel secondo atto Arsace è un figlio che scopre chi è la madre, quindi non c’è soltanto il valoroso guerriero, non c’è solo l’eroe, ma c’è molto di più, ed è questo che ho cercato di mostrare al pubblico, e spero sia arrivato. Dal punto di vista delle difficoltà tecniche è un ruolo che spazia molto dal grave all’acuto, occorre mantenere un’elasticità di estensione di quasi tre ottave. A livello di facilità Rossini me la dà sempre: Rossini scrive una musica difficile, ma scrive anche tutte le indicazioni possibili. Se seguiamo bene quello che Rossini ha scritto non diventa tutto più facile ma ci si trova sicuramente molto più accompagnati ed aiutati da lui e dal suo animo divino che ci guarda dall’alto.
3. In questa Semiramide prendi parte ad un cast di altissimo livello (Jessica Pratt, Alex Esposito), come ti sei trovata a collaborare con questa compagine?
Benissimo, un ambiente meraviglioso. Non è scontato perché abbiamo affrontato uno spettacolo integrale: quasi cinque ore di spettacolo! Si è creato un bellissimo mood tra di noi: con Jessica Pratt è nato un “amore spasmodico”, un feeling che ha dato vita ad un’energia bellissima che ha valorizzato ancora di più il canto. Noi stessi l’abbiamo percepito e spero che sia arrivato anche al pubblico.
4. Quante volte hai cantato qui alla Fenice e quali emozioni provi nel calcare questo palcoscenico?
Questa è la terza volta. Le altre due erano con Judita Thriumpans e L’amico Fritz in anni passati. A Fortunato Ortombrina (attuale sovrintendente della Fenice) devo molto perché è stato uno dei primi a credere in me ed è iniziata una bellissima collaborazione. L’emozione che provo qui è la stessa emozione che provo nel calcare tutti i teatri, come se fosse la prima volta. Noi calchiamo tavole di legno che sono state calpestate da anni di storia e questo è un aspetto che ci motiva moltissimo, noi dobbiamo portare avanti questa grande tradizione di storia musicale.
5. Ti trovi molto spesso ad interpretare ruoli “en travesti”: barba, spade e divise. Qual è il tuo approccio e quali le tue sensazioni nell’affrontare questi personaggi?
La sensazione è meravigliosa e ti spiego perché. E’ stupendo interpretare un qualcuno che ti distacca totalmente da quello che sei. Una cosa è passare da un abito a tubino a un abito lungo, ma sempre femminile. Una cosa è passare da un abito a tubino a una divisa militare da guerriero non parlo solo dal punto di vista fisico ma anche umano. Passare da un personaggio femminile a uno femminile, ti trascini dietro comunque il tuo animo di donna. La bellezza di interpretare un uomo è quella di mandare via Teresa per un po’ ed entrare nel corpo di Arsace, di Tancredi, di Rinaldo, di Orsini….entrare nel loro corpo e non sentirsi più minimamente Teresa. E questo è una cosa bellissima del ruolo en travesti, secondo me.
6. Veniamo al tuo vero strumento musicale: come definisci la tua voce?
Io definisco la mia voce Teresa Iervolino. Sono un mezzosoprano ma molti mi definiscono un contralto. Io credo di essere più un mezzosoprano-contralto.Se vogliamo dare una definizione ideale è quella del contraltino rossininiano, che è un mezzosoprano di ampia estensione ma con un timbro contraltile (come Arsace, Tancredi, ecc..). Non mi definisco un “contraltone” come la Ceca nella Gioconda, io mi trovo qui per un ruolo contraltile ma che non è un vero e proprio contralto. Ma alla fine sono Teresa Iervolino: un mezzosoprano-contralto.
7. Ciascuno di noi guarda spesso a qualcuno come modello di riferimento. Hai qualche cantante-mito di riferimento, anche solo puramente per il piacere di ascoltare la sua voce?
Il punto di riferimento più importante per me è Lucia Valentini Terrani. Amo e stimo follemente anche altre vocalità che sono Ewa Podles e Daniela Barcellona. Ma vocalmente, mettendomi in ginocchio con le mani verso il cielo e verso l’anima di quella donna meravigliosa che avrei voluto conoscere, è la Terrani. Mi sento molto vicino a lei, l’adoro, è nell’Olimpo dei cantanti. La cosa che amo di lei è che quando la ascolto percepisco visceralmente il personaggio. Se sento cantare Calbo, la sento in tutta la sua immedesimazione, sento che questa donna sta interpretando davvero un uomo. Non c’è altro da aggiungere.
8. Veniamo al tuo mestiere: cos’è per te un artista?
È un servo del popolo. È colui che è stato molto probabilmente benedetto dal cielo. Dio gli ha dato una predisposizione, un talento, non mi riferisco solo alla voce ma ad un qualcosa che deriva dall’animo perché io parlo di artista in generale, che sia uno scultore, un pittore, un direttore di spettacolo, un attore, un ballerino, un musicista. Per me a quella persona Dio ha dato un’apertura d’animo, un dono con il dovere di darlo al popolo, al pubblico nel mio caso. Io sono doverosa nel donare quello che mi è stato dato, perché non lo devo tenere tutto per me: questo per me è un artista.
9. Argomento caldissimo: i giovani e il teatro. Un messaggio a quei ragazzi che si sono avvicinati da poco o si stanno avvicinando al mondo dell’opera. Perché venire a teatro?
Il mio messaggio che voglio lasciare ai giovani è: venite a teatro perché venite ad ascoltare una musica che vi avvicina al cielo. Una musica che vi distrae, che vi permette di andare oltre, di avvicinarvi a quei valori che purtroppo la società di oggi ci fa un po’ perdere. E’ un modo per recuperare questi valori, è un modo per aprire il nostro animo: è come quando andiamo a fare una seduta dallo psicoanalista o facciamo una seduta di yoga. Per me andare a teatro è fare una seduta psicoanalitica/yoga quadruplicata, è un modo per potersi nutrire. So che è difficile avvicinarsi perché spesso le cose anche se sono belle ma nuove, spaventano! Se improvvisamente accade qualcosa di meraviglioso, ma improvviso, c’è anche chi scappa! Capisco che possa essere difficile ma è importante avvicinarsi piano piano, nel modo giusto, con le giuste opere. Ecco, magari non con l’Anello del Nibelungo di Wagner.. [ridiamo]. Io stessa ero disorientata…musica divina ma…troppa! E’ come se qualcuno mi dà tanto amore: non sempre si riesce a reggere, e si scappa! Auguro davvero a tutti di avvicinarsi di più, senza timore.
10. Opera preferita e personaggio preferito?
Opera e personaggio preferiti: TANCREDI. Se non si è capito: AMO Rossini. E’ un’opera che amo follemente, mi piace interpretare quel ruolo. Ha dieci anni di differenza rispetto ad Arsace che è un guerriero ma molto nobile e regale a livello esteriore. In Tancredi si vede una nobiltà d’animo molto più giovanile, più viscerale: si percepiscono i dieci anni in meno di Rossini secondo me. Tancredi me lo sento molto più vicino, sento quei valori morali che lui comunica: l’amore per la patria, l’amore per la propria donna ma anche la rabbia di qualcuno che impazzisce per gelosia, che impazzisce perché improvvisamente scopre che tutto quello che ha fatto è stato vano. Tutti questi valori si trovano anche in Semiramide, ma in Tancredi li ritroviamo in maniera più viscerale e spontanea, e io amo la spontaneità.
11. Quali i tuoi prossimi impegni?
A novembre interpreterò Angelina nella Cenerentola di Rossini all’Opera di Firenze; poi a dicembre al Teatro Verdi di Salerno come Rosina nel Barbiere di Siviglia di Rossini. A gennaio/febbraio 2019 sarò Oloferne nella Juditha Triumphans di Vivaldi ad Amsterdam; a marzo 2019 sarò a Madrid per La Calisto di Cavalli in un ruolo che adoro, Diana. Infine, attendo tantissimo il mio ritorno al festival ROF di Pesaro con l’Equivoco stravagante.
Teresa Iervolino ci ha rilasciato questa intervista un’ora prima dell’inizio di Semiramide. Le auguriamo il meglio per i prossimi impegni e la ringraziamo moltissimo per l’estrema gentilezza e disponibilità.
Alessandro Bugno