Siamo felici ed entusiasti di intervistare oggi, per gli amici lettori di OperaLife, il soprano Rodica Vica. Artista poliedrica è a suo agio sia nel repertorio barocco che nel bel canto. A soli 24 anni ha interpretato il ruolo della Regina della notte del “Flauto Magico” di Mozart all’Opera Nazionale di Bucarest. Aggiungendo nuovi ruoli al suo repertorio si è esibita in vari teatri d’opera e sedi di concerti in Romania. Nel 2015 si è unita a Ottavio Dantone e alla sua a Ensemble dell’Accademia Bizantina nel concerto di apertura del Festival Internazionale Barocco di Varazdin in Croazia. Alla fine del 2016 ha ottenuto il titolo di Dottore in Arti Musicali.
- Come ti sei avvicinata al mondo dell’opera lirica?
Ho intrapreso il percorso artistico molto presto, quando avevo circa 3 anni, grazie a mia madre che all’epoca era la direttrice di una associazione dedicata a bambini di grande talento, che allora era conosciuto come il Palazzo dei Bambini. Qui sono entrata in contatto con il teatro per bambini, la musica pop e quella folk, la ginnastica ritmica ed il balletto, lo studio delle lingue straniere, la letteratura per l’infanzia, ecc. Quando ho iniziato la scuola, i miei genitori hanno deciso di iscrivermi agli studi musicali professionali, dove dovevo studiare violino. Fortunatamente, intorno ai 13 anni, il mio insegnante di violino mi ha suggerito di studiare canto classico e opera, ed io l’ho fatto. Il vero amore e la dedizione totale per l’opera sono iniziati pochi giorni dopo aver compiuto 18 anni, quando ho incontrato la mia mentore Eleonora Enachescu, che mi ha guidato per 12 anni.
- Ci puoi raccontare il tuo primo debutto? Com’è stato?
Il primo debutto in un’opera è avvenuto quando avevo 20 anni, nel ruolo di Belinda in Dido e Aeneas di Purcell, una produzione studentesca trasmessa dalla televisione nazionale. Ricordo ancora quanto fosse importante, non solo come produzione lirica ma anche televisiva. Ai protagonisti veniva insegnato come guardare la videocamera e come gesticolare in modo da sembrare realistici, il che era un po’ diverso dal gesticolare in modo esagerato che avremmo usato in una produzione solo teatrale.
- Quale recita e quale allestimento ai quali hai partecipato ricordi particolarmente?
Una delle produzioni a me più care è quella di Les Indes Galantes di J.Ph. Rameau, diretto da Andrei Serban, un allestimento molto conosciuto dal pubblico perché anche rappresentato, proiettato e registrato in DVD nel 2004, all’Opera de Paris.