Cari amici di OperaLife, quest’oggi abbiamo l’onore di intervistare il celebre tenore Roberto Alagna. Un approccio singolare prima come giovane cantante nei cabaret di Parigi e poi, influenzato dai film di Mario Lanza e dall’ascolto di incisioni di celebri tenori, decide di passare definitivamente al canto lirico. Roberto Alagna avvia così la sua brillante carriera nei più importanti teatri al mondo: Wiener Staatsoper, il Teatro alla Scala, il Covent Garden ed il Metropolitan Opera. Tutto ciò, grazie alla sua costanza e alla sua voce spettacolare da tenore lirico, ha contribuito a renderlo il tenore italo-francese più conosciuto al mondo.
1) Benvenuto Roberto! Partiamo dall’inizio: com’è nata la tua passione per il canto? Il primo debutto rimane nel cuore per sempre e non si scorda mai: il tuo com’è stato? Che emozioni hai provato?
La mia storia parte da un lontano bisnonno “Mister Jimmi” che emigrò dall’Italia. Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo, ma la mia bisnonna mi raccontava di suo marito tenore ed altri tenori del suo tempo, come Caruso. Iniziai ad amare la storia di Caruso, mi sentivo legato perché rappresentava anche la storia della mia famiglia e così iniziai a cantare sopra i suoi dischi. A quindici anni iniziai a cantare musiche popolari nelle pizzerie fino ad arrivare ai miei diciassette anni che passai nei cabaret, nei quali mi esibivo tutta la notte passando da un cabaret all’altro. A vent’anni debuttai in un ginnasio “La figlia del reggimento” e in realtà per me fu la continuazione del cabaret, non ebbi un forte stacco. In seguito, venni in Italia, conobbi per puro caso Pavarotti e decisi di partecipare al suo concorso. Nell’88 ci fu il mio debutto ufficiale come Alfredo.
2) Essendo in parte francese e in parte italiano, a quale cultura musicale ti senti più vicino?
All’inizio mi sentivo più vicino alla cultura musicale italiana, tutti mi dicevano che avevo una voce tipica italiana, anche nel temperamento, ma io mi sentivo comunque molto legato alla musica francese, sapevo che potevo dare qualcosa di diverso; infatti con i Roméo in francese sono riuscito a mettere un po’ di “sanguinità” italiana sulla musica francese ed è stato di grande insegnamento per me, perché nella musica italiana sono riuscito a mettere quella dolcezza che, tipicamente, si trova nella musica francese.