Siamo felici di incontrare ed intervistare Riccardo Zanellato, celebre basso, una tra le voci più affermate nel panorama lirico internazionale, impenato attualmente nel ruolo di Attila al Teatro Regio di Parma in occasione del Festival Verdi 2018.

1. Ripercorriamo le origini della tua carriera: quando nasce il tuo amore per l’opera?

L’amore per la lirica arriva abbastanza tardi, per la verità io la odiavo, malgrado gli studi musicali al conservatorio (diploma di chitarra classica) e al liceo musicale, non riuscivo a sopportare più di 10 minuti consecutivi ascoltando l’Opera! Mi piaceva comunque cantare, anche se musica leggera e mi divertivo giocare con la zona grave della voce anche se avrei preferito svettare sugli acuti. Poi fui chiamato a dare il mio contributo allo Stato e durante il servizio Militare, per non fare il fuciliere assaltatore a Tarvisio (ero negli alpini a Udine), entrai nel coro della brigata alpina Julia dove conobbi altri musicisti “imboscati” che riconobbero in me le doti e qualità canore e mi convinsero a provare a studiare il canto lirico. A quel punto era come si si fosse aperta una porta sconosciuta e meravigliosa e così fu amore assoluto!

2. Nell’immaginario comune associamo Attila a quel barbaro spietato che la storia ci racconta. In quest’opera, però, ci sono alcuni momenti in cui si distingue e riconosce l’umanità di questo personaggio. Quali sono le sensazioni che questo ruolo ti suscita? Con che trasporto interpreti la parte più “cattiva” e quella più umana?

Da un certo punto di vista Attila è eticamente “puro” ha dei principi insindacabili e intoccabili, una certa onestà anche politica, quindi non può accettare i compromessi di Ezio, il tradimento di Odabella o la non riconoscenza di Foresto per averlo salvato. A me è piaciuto molto sottolineare le sue paure per l’occulto, la debolezza che si fa strada dentro di lui e che gli sarà fatale. Quindi ho trovato molto emozionante riuscire a passare dal gigante senza paura al bimbo spaventato dai fantasmi che non sono altro che i suoi sensi di colpa amplificati nel sogno premonitore dell’incontro con Leone.

3. Quali sensazioni, emozioni scaturiscono nel cantare nella passionale atmosfera verdiana del Teatro Regio?

Indubbiamente le emozioni sono fortissime, quando mi è stata chiesta la disponibilità per Attila, di primo acchito ho provato una grande gioia, mi sono sentito onorato di rivestire questo ruolo nella città Verdiana per eccellenza, poi è seguita anche la preoccupazione e la responsabilità perché non avrei dovuto tradire le aspettative di chi mi invitata e soprattutto di chi mi sarebbe venuto ad ascoltare in questa cornice dove si respira la passione e l’amore per il grande maestro

4. Riccardo Muti ti ha chiamato spesso per il Requiem verdiano. Come consideri questa collaborazione con il Maestro?

Io non smetterò mai di ringraziare il grandissimo Maestro Muti, grazie a lui ho imparato come ci si deve porre davanti ad uno spartito, a trovare piacere anche fisico nello scavare in profondità per rispettare la volontà dell’autore e così dare vita alla creazione artistica del compositore. Quando mi hanno detto che mi avrebbe voluto per cantare nel Requiem di Verdi, pensavo fosse uno scherzo perché la mia agenzia sapeva che era un mio sogno, poi da allora ne sono arrivati molti e mi auguro ne arrivino ancora tanti perché non si smette mai con Lui di imparare. La collaborazione col Maestro Muti è iniziata dal 2009 e con lui ho cantato molte opere Simon Boccanegra, Iphigenie en Aulide, Macbeth, Nabucco, Messa da Requiem, etc… spero che continui ancora a lungo.

foto35. Qual è il tuo rapporto con Verdi?

Scherzando dico spesso che è il mio principale datore di lavoro e in parte è assolutamente vero, credo che questo avvenga proprio quando ti rendi conto che la lingua di questo autore, per quanto irraggiungibile, sia la tua stessa lingua. Quando interpreto i suoi ruoli riesco a dare il massimo di me. Come ho detto in altre occasioni, per me Verdi, con una mano è collegato al Divino e con l’altra radicata nella terra.

6. Come definisci la tua voce?

Io mi ritengo un basso cantabile e tutto ciò che è cantabile è pane per la mia voce.

7. Qual è l’insegnamento più prezioso che hai ricevuto dal maestro Arrigo Pola?

Il Maestro Pola mi ha dato le basi sulle quali ho fondato la mia tecnica e mi ha fatto conoscere questo mondo a me fino ad allora sconosciuto. Poi l’altro grandissimo maestro, da poco venuto a mancare, che mi ha dato tantissimo, che mi ha fatto fare quello scatto che mi mancava è stato il mitico Bonaldo Giaiotti, non solo un mostro della tecnica ma anche un maestro di vita, una persona pura che non smetterò mai di ringraziare.

8. Qual è l’opera che preferisci interpretare e perché?

La mia opera preferita è il Don Carlo perché posso usare tutte le tavolozze di colori immaginabili della voce per poter interpretare Filippo II. Devi essere il più grande Re che però è totalmente solo, con un pessimo rapporto con il figlio che crede essere l’amante della moglie che gli è a fianco e l’unico confidente gli potrebbe essere nemico, soggiogato dal potere della chiesa… Incredibile e impossibile da rendere ma assolutamente stimolante.

9. Qual lavoro e preparazione ci sono per entrare nel vivo di un personaggio?

Quando è possibile e cerco di farlo sempre, comincio con uno studio della struttura musicale, imparo le note mentre comincio a leggere il libretto e la storia sia dell’opera che da dove il libretto ha preso ispirazione. Se poi si tratta di un personaggio storico realmente vissuto cerco di conoscere la sua vita e personalità. Poi aggiungo il mio bagaglio personale emotivo, poi mi confronto con il mio ripassatore per rifinire il lavoro e in fine mi rapporto con l’idea del direttore d’orchestra per raggiungere e completare la rifinitura.

10. Cos’è per te un artista?

Un artigiano delle emozioni.

foto111. Un tuo messaggio ai giovani ragazzi che si sono avvicinati da poco o si stanno avvicinando al mondo dell’opera. Perché venire a teatro?

Cari giovani non pensate che il teatro sia per una ristretta nicchia di intellettuali…il teatro è passione, è rock, è rap ma soprattutto è vita quindi è assolutamente popolare, perciò venite a teatro e immedesimatevi nei personaggi, condividete con loro le vostre emozioni, gli amori, le paure, le risate e le vibrazioni che solo in questo magico luogo si possono vivere.

12. Quali i tuoi prossimi impegni?

I prossimi impegni mi vedono protagonista al Teatro San Carlo di Napoli nel Requiem di Verdi diretto dal M° Valchua, poi a Lyon-Parigi-Vichi con Nabucco dir. M° Rustioni, successivamente al Teatro dell’Opera di Roma con Rigoletto dir. M° Gatti, poi un concerto a Mosca il 27 Dicembre dir. Auguin e il concerto di capodanno al Teatro La Scala dir. Carignani.

È stato davvero un piacere averti incontrato. Ti ringraziamo molto per la tua disponibilità e ti auguriamo il meglio per i tuoi prossimi appuntamenti!

Alessandro Bugno