Basso, inizia il suo percorso artistico nel 2014 debuttando come Masetto nel Don Giovanni di Mozart diretto da Graham Vick al Teatro Sociale di Como. Da quel momento, anno dopo anno, ha debuttato in molti teatri d’opera internazionali (Wiener Staatsoper, Teatro alla Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Regio di Torino o l’Arena di Verona). Il suo repertorio spazia tra Mozart, belcanto e Verdi specializzandosi in un repertorio del basso cantabile.
- Benvenuto tra noi! La nostra prima grande curiosità riguarda come tutto è iniziato: qual è stata la scintilla che ha acceso il tuo interesse per la musica e successivamente la passione per il canto?
La musica ha sempre svolto un ruolo fondamentale nella mia vita, è sempre stata valvola di sfogo e rifugio. Il primo approccio è avvenuto con la chitarra elettrica, il canto lirico è arrivato casualmente in un secondo momento.
- Dicono che il primo debutto non si scorda mai: ce lo puoi raccontare? Quali le sensazioni, le emozioni e le paure?
Il mio debutto è avvenuto nel 2014 con Masetto nel Don Giovanni: ho cercato di vivere sin dal primo momento questo mestiere come un viaggio, per quanto avessi paura sotto certi aspetti, sono riuscito a “tuffarmici” con coraggio. Ho provato gioia e soddisfazione con l’idea del percorso già in mente.
- “Torniamo all’antico e sarà un progresso!” Diceva Verdi… Credi che sia applicabile al mondo dell’opera? Cosa bisognerebbe prendere dal passato che ci potrebbe consentire un salto di qualità?
L’eleganza che ormai si va perdendo è un problema che interessa la società tutta: proprio per il valore trainante che dovrebbe e potrebbe avere l’opera a livello sociale, io penso debba rimanere un elemento portante. Nelle ultime decadi si è combattuta come causa del declino del genere, confondendola con lo sfarzo o leggerezza. Penso che, tenendo ben presente la necessità di “sostanza” emotiva e artistica dietro il “merletto”, sia parimenti importante fondendosi nella sua essenza.