Siamo davvero onorati di poter intervistare il Maestro Renzo Giacchieri. Dirigente RAI per i programmi di musica e teatro, Docente presso il Conservatorio di Santa Cecilia. Dal 1982 al 1986 è Sovrintendente dell’Ente Lirico Arena di Verona dove tornerà, sempre come sovrintendente, dal 1998 al 2002, dal 1986 Direttore del Festival Pucciniano di Torre del Lago, dal 1988 al 1991 è Sovrintendente presso il Teatro San Carlo di Napoli. Una carriera costellata di magnifici successi e riconoscimenti che oggi ripercorreremo insieme.

 

1. Partiamo dalle origini… Racconti come nacque il suo amore per l’Opera. Qual è stato il primo incontro con essa?

La mia passione per l’Opera cominciò in casa, era un’abitudine ascoltare i vinili. Ero avvezzo fin dall’infanzia, ma il mio vero colpo di fulmine avvenne all’età di 6/7 anni. Ricordo che in quell’occasione andai a vedere alle Terme di Caracalla un Mefistofele con un grande basso Giulio Neri. Se ci penso ho ancora ben impressa la scena in mente; non so cosa accadde ma in quel momento avvenne qualcosa che cambiò per sempre la mia vita. Grazie a quel Mefistofele, oggi siamo qui a parlare dell’Opera.

2. Fin da subito si era intuita la sua profondità e la sua grinta; infatti nella sua tesi di laurea in musicologia portò un compositore sicuramente di grande complessità: Richard Wagner. Si ricorda il perché di questa scelta e cosa la colpì o la colpisce ancora di Wagner?

Certo mi ricordo. Avevo un amico di famiglia Vieri Tosatti, compositore che seguiva molto l’iter Wagneriano (cioè creava dei veri e propri drammi musicali proprio in stile wagneriano), e fu lui a guidarmi nel mondo di Wagner. Il Maestro è una scoperta e amo tutti di lui, perché nella sua musica c’è una diversa dimensione nel modo di esprimere il mondo.
I suoi drammi musicali sono tutti bellissimi, ma se dovessi sceglierne uno sarebbe Tristan und Isolde.

3. Nella sua esperienza troviamo l’insegnamento, che possiamo definire come “arte nell’arte”. Come crede si debba parlare ai giovani, comunicare loro questo nostro patrimonio? E cosa, invece, le hanno lasciato i giovani?

Credo che ai giovani bisogna cercare di dare il più possibile la verità, di quello che siamo, di quello che insegniamo, loro non sono per la finzione. Verità sempre e devo dire che con l’Opera e l’arte è facile. Perché l’arte è verità.

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ph. Credits: L’Opinionista