Siamo veramente contenti di poter intervistare oggi Rame Lahaj. Rame non ha solo riscosso molti successi in ambito internazionale, ma è anche il tenore simbolo della Rinascita e della Cultura di un paese che ha sofferto molto: il Kosovo. Dalle bombe ai grandi teatri, Rame ha affrontato un percorso importante e non facile per realizzare i suoi sogni, ma ce l’ha fatta. Oggi è un tenore di successo e Ambasciatore della Cultura del suo Paese.
Ripercorriamo un po’ la tua carriera: quando nasce il tuo amore per l’Opera? Come e quando hai iniziato a cantare? Raccontaci del tuo debutto: sensazioni, emozioni, paure…
La musica è iniziata come esplorazione di qualcosa di nuovo, ma poi me ne sono innamorato durante il mio secondo anno all’accademia musicale dell’Albania.
Il fatto di essere nato e cresciuto in una nazione che è stata controllata per molti anni da un regime ha avuto un impatto significativo sui miei primi anni di vita. Poiché l’obiettivo principale era sopravvivere al regime e successivamente alla guerra, è stato difficile per la mia generazione concentrarsi su se stessi e scoprire il proprio potenziale. Da giovane, nel dopoguerra, ero interessato a saperne di più sulla tecnologia, quindi al liceo ho scelto di studiare informatica. Detto questo, la musica non ha fatto parte della mia vita fino a molto tardi. Tuttavia, la musica rappresentava un desiderio interiore di esplorare cose nuove, così ho deciso di incontrare il mio primo insegnante di musica in assoluto che mi disse che ho una voce davvero unica. Mi era stato detto che era molto tardi per me per iniziare una carriera operistica poiché non avevo mai studiato musica in precedenza e non provenivo da una famiglia con un background musicale.
Il mio primo debutto è stato “La Traviata” al Eutin Festspiele (Festival di Eutin) nel 2010. È stato veramente molto impegnativo perché è stata la mia prima esperienza sul palco. Allo stesso tempo, mi ha insegnato che appartengo al mondo dell’opera ed è qualcosa che mi appaga.
Come ti senti quando devi salire sul palco? E com’è la tua vita fuori dal teatro?
Il palco mi offre una gioia enorme perché, prima di tutto, amo la musica e, attraverso di essa, posso viaggiare e vedere il mondo mentre spero di rendere felici tante persone, se non altro per le ore in cui si siedono a guardare i miei spettacoli. Come musicista, probabilmente, trascorro circa l’80% del tempo studiando, esercitandomi e preparandomi per nuovi ruoli. Di conseguenza, ho una quantità di tempo molto limitata per me stesso. Quella che ho, cerco di dedicarla alla mia cerchia più ristretta. Cerco di vivere ciò che mi perdo dedicando l’80% del mio tempo alla musica.