Cari amici di OperaLife, siamo felici di intervistare Raffaele Abete, giovane tenore e nuovo astro nascente sui palcoscenici internazionali. Napoletano e laureato con il massimo dei voti al conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino, lo troviamo come avviato interprete pucciniano, impegnato prossimamente – tra l’altro – nel ruolo di Pinkerton alla Wiener Staatsoper.

1. Partiamo dalle origini della tua carriera: come nasce il tuo amore per la musica ed in particolare per l’opera? La tua famiglia ti è stata d’appoggio in questa scelta?

La mia carriera nasce per caso. Alle elementari ero il piccolo cantante delle recite scolastiche poiché il più intonato tra i bambini. Molti anni dopo, frequentando il coro della chiesa, mi fecero notare di avere potenzialità per studiare seriamente canto. In quegli anni mi iscrissi in conservatorio e da lì partì ufficialmente il percorso che mi portò a scoprire e amare l’opera. Nonostante non siano melomani o musicisti, i miei familiari hanno sempre appoggiato questa mia scelta lavorativa.

2. Ci puoi raccontare il tuo debutto? Quale personaggio e quali emozioni hai provato in quel momento?

Premetto che pur essendo molto timido non sono una persona che si lascia distogliere da ogni, pur necessaria, considerazione realistica.
Il mio debutto è avvenuto “tardi” comparato ai giovani debutti a cui assistiamo oggi: nel 2010 con Il Barbiere di Siviglia. Non posso certo dire di non essere stato nervoso, erano tanti i pensieri che mi balenavano in testa. Ero concentratissimo nel mettere in scena simultaneamente tutto quello che fino ad allora avevo eseguito solo singolarmente: credibilità del personaggio, canto tecnico, movimenti registici, interazione coi colleghi.
Credo comunque che gli anni di studio precedenti e soprattutto gli anni di gavetta nei piccoli teatri di provincia avvenuti successivamente a questo debutto, siano stati fondamentali per la mia crescita artistica: oggi troppe carriere vengono stroncate a causa della poca esperienza.

 

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