Siamo felici ed entusiasti di poter intervistare Piero Pretti, tenore Nuorese che sta facendo una brillante carriera internazionale, un vero orgoglio italiano.
1) Come è iniziato l’amore per l’opera e quale è stato il rapporto con questa agli inizi?
È stato per caso. Intorno ai 16 anni sono entrato in un coro polifonico della mia città, IL COMPLESSO VOCALE DI NUORO, e subito dopo ho iniziato a studiare canto lirico. A 18/19 anni le prime stagioni nel coro del Lirico di Cagliari ed è stato amore immediato.
2) Come hai svolto gli studi e quale è stato il primo “ingaggio significativo” dal punto di vista umano e della carriera personale?
Come le dicevo è stata una “Traviata” con Giusy Devinu che mi ha stregato. Studiavo con un soprano ma andavo cercando informazioni ovunque, molte masterclass e lezioni. Poi verso i 23/24 anni ho lasciato il canto per riprenderlo più avanti, prima con il jazz, pop e rock, solo in un secondo momento la lirica è tornata prepotentemente nella mia vita. Sono tornato nel Coro di Cagliari e dopo l’incontro con il M° Gianni Mastino (mio attuale Maestro) ho debuttato “La Bohème” con una compagnia di giro tra Germania, Olanda, Norvegia e Inghilterra, dove si cantava un giorno sì ed uno no in teatri diversi. Ecco, alla fine di questa esperienza ho capito che avrei potuto fare questo lavoro.
3) Un repertorio molto vasto, dalla Donna Serpente a Cavalleria Rusticana, da Don Carlo a Lucia di Lammermoor… qual è il segreto?
Non credo ci sia un segreto quanto una scelta tecnica e estetica. La mia scuola di canto, o meglio quella che ho abbracciato, lavora per mettere in posizione fisiologica la propria voce dopodiché, a seconda del proprio timbro, colore e attitudine, si può approcciare uno spartito e vedere se si è in grado di risolverlo tecnicamente e se si hanno le possibilità di ‘farlo vivere’.