Il tenore Matteo Lippi è reduce dall’aver interpretato Alfredo Germont ne La Traviata di Giuseppe Verdi, al Teatro La Fenice di Venezia, dove ha anche partecipato al Concerto di Capodanno al fianco di Francesco Meli e Nadine Sierra. Prossimamente lo vedremo impegnato presso il London Holland Park Theatre nei panni di Gustavo in Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi.

1. Quando si è avvicinato allo studio della Musica?

Non ho affrontato un percorso per così dire, “tradizionale”. All’età di 17 anni iniziai a studiare canto “pop”, cantavo pop e rock con gli amici e l’Opera non faceva parte della mia vita. Qualche tempo dopo però, incuriosito da alcuni commenti di persone appassionate d’Opera che mi dicevano che avrei dovuto studiare lirica, iniziai questo lungo percorso. Ho studiato sempre privatamente e la svolta poi arrivò nel 2011 quando entrai nell’Accademia del Belcanto di Mirella Freni a Modena.

2. Quando è arrivato l’amore per l’Opera? Quando invece ha capito che avrebbe voluto farne un lavoro?

Dico sempre che la mia voce ha scelto per me, commento che può apparire un po’ ingrato nei confronti di un mondo che dovrebbe rapirti immediatamente, del quale le persone si innamorano senza alcuno “sforzo”, ma io amavo i Queen e questa storia del canto lirico ci ha messo un po’ a conquistarmi! In famiglia non si era poi così appassionati d’Opera. Il discorso veniva fuori ogni tanto quando mia mamma raccontava di mio nonno che purtroppo non ho mai conosciuto; anche lui possedeva una voce da tenore lirico. Nonostante questo l’Opera non faceva parte della nostra quotidianità e così l’amore per questa musica meravigliosa è arrivato giorno dopo giorno, soprattutto dopo l’incontro con Mirella Freni e all’ottenimento dei primi risultati, momento in cui ho realizzato che avrei dovuto (e voluto) mettercela tutta perché diventasse il mio lavoro.

3. Quando si approccia ad un nuovo spartito, come organizza lo studio dal punto di vista drammaturgico, interpretativo e musicale? Come crede che questi fattori debbano influenzarsi ed interagire tra loro per una migliore esecuzione?

Le tre componenti arrivano tutte insieme. Mi spiego meglio, quando inizio a studiare un nuovo ruolo la lettura del libretto, le indicazioni interpretative e la musica hanno lo stesso peso. Solitamente inizio a studiare con il pianista evitando il più possibile di ascoltare registrazioni. Voglio trovare la mia interpretazione e avendo un orecchio molto allenato all’ascolto, finirei per ispirarmi anche troppo ad esecuzioni passate. Poi avviene la magia, quando tutte le tre componenti iniziano a lavorare con sicurezza insieme, non posso descrivere la sensazione di soddisfazione e anche di impazienza perché inizino le prove il prima possibile. Prove che hanno un’importanza fondamentale perché per quanto si possa studiare con il pianista e la propria insegnante, è durante le prove che il percorso di interiorizzazione del personaggio si completa.

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