Nata in Italia, Martina Russomanno ha iniziato la sua carriera artistica come attrice e cantante pop all’età di 11 anni. Ha studiato musica classica a Livorno e ha cantato ruoli secondari in opere di Puccini e Mascagni prima di entrare nella classe di Michèle Crider all’Università Mozarteum di Salisburgo a 2017. Nel 2021, ha interpretato il ruolo di Vitellia di Mozart Clemenza di Tito e Marguerite in di Gounod Faust. È entrata a far parte dell’Accademia dell’Opera di Parigi nel settembre 2021.
- Benvenuta tra noi! La nostra prima grande curiosità riguarda come tutto è iniziato: qual è stata la scintilla che ha acceso il tuo interesse per la musica e successivamente la passione per il canto?
Mi piacerebbe poterlo raccontare ma purtroppo se c’è stata una scintilla non sono in grado di ricordarmela! Ho dei video di quando avevo due anni e mezzo in cui canto per i miei nonni in salotto. A malapena si capiscono le parole… ma cantavo! E come aspettavo l’applauso alla fine! Guai a chi si distraeva un attimo (ero proprio una diva spudoratissima). Non saprei davvero dire da cosa nacque il mio interesse per la musica ma mi ritengo molto fortunata perché non c’è mai stato alcun dubbio sul fatto che fosse la mia passione. Nessuno in casa mia è musicista ma i miei genitori si sono sempre fidati dei miei sogni e li hanno appoggiati dal principio. Ne sono riconoscente perché è un mestiere particolare quello del musicista e capisco quali possano essere le preoccupazioni di un genitore che non è affatto del settore. Ma in fin dei conti… la passione è passione. Nessuno dovrebbe essere ostacolato di fronte a questo.
- Dicono che il primo debutto non si scorda mai: ce lo puoi raccontare? Quali le sensazioni, le emozioni e le paure?
La prima volta che cantai un ruolo da solista avevo 16 anni e fu Kate Pinkerton nella Madama Butterfly. Era un periodo molto particolare perché venivo da un background da cantante pop e solo da pochissimo avevo iniziato l’impostazione lirica. Allora non avrei mai pensato che sarebbe diventata la mia strada. Il mio insegnante di pianoforte e sua moglie soprano avevano un’associazione e d’estate allestivano opere. Io e le mie colleghe cantanti del Liceo Musicale ci ritrovammo sin dai primi anni a far parte del coro e pian piano del cast con piccoli ruoli. L’opera e la musica classica erano terra inesplorata per me e mi ritrovai immersa in questo mondo pazzesco che è il teatro, mangiata dalle emozioni. Non potrò mai smettere di ringraziare queste persone per avermi dato la possibilità di fare certe esperienze così giovane. Forse proprio grazie all’età e alla spensieratezza data dall’ambiente così familiare, non ho ricordi di grandi paure. Emozioni forti, sì. Sempre. Ma mai il terrore di salire sul palco. In qualche modo quando interpreto un personaggio penso semplicemente ad essere quella persona e non al fatto di essere sul palco. Per questo, per assurdo, trovo molto più difficile cantare un’aria in un concerto.