Regista, collaboratore in moltissime produzioni, anche al fianco del M° Roberto de Simone. L’avvicinamento al mondo della regia è stato graduale o aveva già questo desiderio? Com’è stato collaborare con de Simone per un periodo così lungo? 

Ho sempre considerato la regia ed il lavoro del regista come un “mestiere” che necessitasse di tutta una serie di competenze ed approfondimenti. Non può essere semplicemente considerato come un qualcosa di improvviso o improvvisato. Salvo poche eccezioni sono scettico riguardo chi, da un momento all’altro, cambia lavoro e inizia a firmare regie. Questa è stata una delle grandi lezioni che, nel corso della mia vita, ho assunto dal M° de Simone. Ho avuto la fortuna di incontrarlo presto, ero giovanissimo, e da quel momento fino a quando ho potuto non mi sono allontanato da lui. È stato un rapporto quotidiano e costante che, ovviamente, affiancava anche i miei studi, riuscendo a combinare sia teoria che pratica contemporaneamente. Il suo insegnamento mi ha dato quelle coordinate che mi hanno poi permesso di muovermi autonomamente.

 

Secondo lei come avviene la realizzazione di una regia? Da che pensiero parte, segue una sua idea precisa e sempre coerente al testo oppure ogni volta è una “prima volta” nel senso di pensiero indipendente dal passato? 

Credo che l’intuizione sia un qualcosa che può nascere strada facendo. La prima cosa da fare, sia se si affronti una regia di prosa che di lirica, è uno studio approfondito del testo così come della musica e, qualora possibile, del pensiero che ha mosso quei geni a creare i capolavori che ci è dato mettere in scena. È come quando un sarto deve cucire un abito su misura: sceglie le stoffe più adeguate alla persona, i tagli che meglio calzano la sua silhouette e che più valorizzano la sua figura. Nella regia funziona esattamente allo stesso modo. La fortuna si viene creando, costruendo durante il processo creativo, non la si trova per caso, ed è sempre il risultato di studio ed impegno, non del caso. Se le coordinate di partenza sono corrette è difficile perdersi e, ancora una volta, le coordinate giuste si trovano solo studiando. Come Roberto diceva sempre prima di ogni lavoro “prima di tutto vediamo papà che ha fatto”, sviscerando quello che era stato il pensiero dell’autore che, di volta in volta, affrontava. Si sviscera il testo, gli intrecci, la musica; si cercano anche quelle cose nascoste o messe in secondo piano, per dare sempre il giusto valore ad ogni opera.

 

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