Ogni tanto, nelle pagine di OperaLife, si ritrova un artista che avevamo già conosciuto. Si tratta, in questo caso, del soprano Mariangela Sicilia, già ospite di una nostra intervista alcuni anni fa e oggi nuovamente in nostra compagnia. Siamo lieti di ritrovarla e orgogliosi di poter rivolgere qualche altra domanda a questa splendida cantante. Con un repertorio ampio, focalizzato in particolare su Otto e Novecento, Mariangela Sicilia è oggi una tra i soprani italiani più noti e apprezzati.
Per chi non ti conoscesse, potresti ricordare brevemente come ti sei avvicinata alla musica classica e in particolare all’opera?
Ho incontrato la musica classica grazie a dei vinili che aveva mio nonno. Ho iniziato lo studio del pianoforte in conservatorio e grazie alle lezioni di canto corale ho scoperto il mondo operistico. C’è da dire che però io cantavo già da piccolissima, e partecipavo a concorsi di musica leggera cantando Mina.
La voce è uno strumento straordinario, ma a volte difficile da identificare e governare: come si è svolto lo studio del canto nella tua esperienza?
Per me in realtà il registro è stato molto semplice da identificare ma bisogna avere pazienza. Bisogna studiare e compiere un passo per volta. La voce ha bisogno di maturare, insieme al corpo. Ho iniziato con un repertorio da lirico leggero ma sapevo che l’avrei abbandonato presto per un repertorio più lirico puro.
Come ricordavamo hai un repertorio molto ampio, da Rossini a Verdi e Puccini, con incursioni nel repertorio mozartiano e belcantistico; che caratteristiche deve avere una voce per potersi adattare a ruoli così differenti?
Nella mia carriera ho toccato vari stili in diversi periodi della mia vita ma sono sempre rimasta nel rispetto della mia vocalità. Oggi alcuni titoli non li canto più e ne abbraccio di nuovi come grandi del passato hanno fatto; penso per esempio a Daniela Dessì che cominciò con la Serva Padrona e Gilda per poi arrivare al repertorio drammatico in cui tutti la collochiamo. Bisogna distinguere il repertorio dallo stile e rispettare la propria vocalità e capire quando la voce sta richiedendo altro. Il canto lirico è uno studio continuo alla ricerca del proprio strumento.