Siamo felici ed onorati di intervistare Maria Agresta, una cantante innamorata della vita, positiva e socievole, astro affermatissimo nel panorama lirico italiano ed internazionale. Dal Metropolitan di New York ai teatri più prestigiosi d’Europa, dall’OpernHaus di Zurigo all’Opera Bastille di Parigi.

1) Siamo sempre curiosi di partire dalle origini: perché la musica e perché il canto. Com’è iniziata la storia e quali sono state le tappe del tuo percorso musicale?

Parto da una cosa carina: da piccola ero molto silenziosa, parlavo poco ma il mio modo di comunicare era cantare. Se chiedi ai miei fratelli ti possono confermare che io cantavo sempre. Mi ricordo che da bambina mi piaceva tantissimo andare in chiesa ad ascoltare l’organo. Avevo 4 anni e mia madre mi trovava seduta in chiesa, ero affascinata da questo strumento, mi trasmetteva veramente delle vibrazioni bellissime. Poi avevo questo desiderio di cantare ed entrai nel coro di voci bianche voluto dall’organista e la svolta ci fu quando si sposò mia sorella e lei mi chiese di cantare l’Ave Maria. In quell’occasione scoprii che la voce iniziava a girare, ad andare di testa e allora pian piano poi sono arrivata a prendere le prime lezioni. Sono anche un’amante del pianoforte, strumento che avrei voluto molto studiare: a 12 anni scappai di casa con mia zia e andai a Roma per sentire Martha Argerich, che io amo, però mi accorsi che non ero portata per questo strumento. Mio papà era un amante dell’opera, in casa avevamo molti dischi, ascoltavo Maria Call – che adoro – e riconoscevo la sua voce anche da piccolina. Durante le scuole mi ricordo le lezioni molto belle della mia insegnante delle scuole medie che aveva capito questa mia passione per la musica e mi faceva ascoltare delle sinfonie e mi chiedeva di descrivere le emozioni, cosa sentivo, cosa mi rimaneva dentro. Mi ricordo che quando sentii la Nona di Mahler, credo di averla riascoltata 12 volte di seguito e la mia insegnante mi disse che voleva testare, perché una ragazzina che rimane affascinata da questo vuol dire che è portata ad una vita destinata alla musica. Devo dire inoltre che non c’è giorno in cui non ascolto un concerto per pianoforte orchestra, sono veramente una grande appassionata.

2) Possiamo dire senza ombra di dubbio che il tuo trampolino di lancio fu quella famosa produzione dei Vespri Siciliani nel 2011 in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Tutti i riflettori puntati al Teatro Regio di Torino, per quello che fu un appuntamento di grande pathos per i sentimenti patriottici e di unità nazionale. Come ricordi quell’esperienza?

È stata un’esperienza bellissima, abbiamo lavorato tantissimo. Io ero prevista nel secondo cast però successe che la titolare non stava bene per cui un’ora prima della diretta mi ricordo che ricevetti una telefonata dal teatro che mi diceva “Maria, la signora non sta bene. Ti vorremmo a teatro”. E dopo 5 minuti mi chiamò il direttore artistico che mi disse: “Stasera canti tu!”. Ci fu questa diretta in Mondovisione con la presenza di tutte le alte cariche, qualcosa di veramente importante per l’Italia. Devo dire che ho affrontato una sfida non indifferente perché la titolare del ruolo cancellò totalmente la produzione, quindi ho cantato di seguito venerdì, sabato e domenica pomeriggio: è stata veramente una grande sfida. E allora da quel momento anche quei teatri che non mi conoscevano si sono un po’ accorti di me. Tra l’altro sia politicamente sia a livello del mondo artistico fu una recita molto importante e quindi c’era grande attesa e grande ridondanza a livello mediatico.

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