Cari amici, dopo aver parlato nel numero dello scorso aprile con la compagna Martina Arduino, oggi è la volta di Marco Agostino, primo ballerino scaligero. Torinese, classe ‘89, dopo essersi diplomato alla Scuola di Ballo della Scala entra nel Corpo di Ballo danzando, via via, molti ruoli principali. Al concorso del 2022, sotto la direzione di Manuel Legris, viene nominato Primo Ballerino.

 

1) Caro Marco, benvenuto e grazie per essere qui. Hai cominciato lo studio della danza nella tua città, Torino. Quanti anni avevi quando hai mosso i primi passi? Avevi già le idee chiare per il tuo futuro? 

Ciao a tutti. Innanzitutto ci tengo a sottolineare che sono molto felice di essere qui con voi e ringrazio Antonio per la bella opportunità. Io ho iniziato con la danza a Torino, all’età di 13 anni, più per gioco e per esasperazione dei miei genitori che mi vedevano ballare in ogni momento e occasione possibile. Il primo anno ricordo di aver fatto solo danza moderna e di essermi avvicinato alla danza classica grazie alle mie insegnanti, l’anno successivo, per migliorare coordinazione e postura. Non avevo per nulla intenzione di farne una carriera perché sinceramente non avevo idea di cosa si trattasse e ricordo di essermi trovato in difficoltà all’inizio con tutte le regole della danza accademica. Poi, verso i 15 anni, vidi un video dell’Opera di Parigi in cui danzavano “Paquita” e un altro DVD che mi regalò mio padre su Nureyev e Erik Bruhn: fu un’illuminazione, me ne innamorai perché di colpo capii dove mi avrebbero portato tutte quelle regole se fossi riuscito a padroneggiarle e a farle mie. In quel momento decisi che sarebbe stato ciò che avrei fatto nella mia vita. 

 

2) Quanto devi alla tua Maestra torinese Franca Pagliassotto, tra l’altro assistente di Ismael Ivo? 

Devo moltissimo a Franca. Proprio come mi disse Ismael Ivo poco prima di andare a Milano, lei è stata la mia prima “mamma artistica”. All’epoca era direttrice della scuola in cui mi sono formato a Torino e insegnava danza moderna tecnica Horton; lei mi ha insegnato il valore dell’artisticità, dell’interpretazione che viene prima e va oltre l’esecuzione, mi ha aperto la mente a tutte le forme di danza e non per ultimo mi ha permesso di lavorare in sala da giovanissimo con Ismael Ivo, artista che con la sua scomparsa ha lasciato un vuoto enorme nel mondo del balletto. Voglio anche ringraziare la mia prima insegnante di danza classica Erika Tiso, per la sua pazienza, la sua passione e il suo supporto instancabile. Infatti proprio lei mi preparò e accompagnò fino alla prima audizione per l’Accademia di ballo della Scala. Fu una delle prime persone a credere ciecamente in me.

 

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