Il basso-baritono italiano Luca Pisaroni si è affermato come uno dei cantanti più carismatici e versatili che si esibiscono oggi. Dal suo debutto all’età di 26 anni con la Filarmonica di Vienna al Festival di Salisburgo, guidato da Nikolaus Harnoncourt, Pisaroni ha continuato a portare la sua irresistibile abilità artistica nei più importanti teatri d’opera, sale da concerto e festival del mondo.

1. Come e quando si è avvicinato allo studio della Musica? Quando è arrivato l’amore per l’Opera?

L’amore per l’opera è iniziato molto presto, quando avevo nove anni. Mio nonno materno era appassionato di musica lirica e mi ricordo che durante l’estate ascoltava la musica operistica mentre si riposava in giardino. La prima aria che ho ascoltato è stata “Ella giammai m’amò” dal Don Carlo di Giuseppe Verdi cantata da Boris Christoff. Sono rimasto completamente stregato dal suono che la voce umana poteva produrre e da quel momento ho cominciato ad ascoltare l’opera in maniera assidua. All’età di 11 anni mio padre mi ha accompagnato a vedere la mia prima opera Aida all’Arena di Verona e da lì ho capito che l’unica cosa che volevo fare era quella di diventare un cantante d’opera. La comunione della voce umana, con l’orchestra, con i costumi e con le scene mi ha affascinato e mi ha spinto a dedicarmi allo studio del canto.

2. Lei ha debuttato a soli 26 anni con la Vienna Philharmonic presso il Salzburg Festival, sotto la guida di Nikolaus Harnoncourt e da quel momento è stato presente nei cartelloni dei maggiori Teatri a livello mondiale. Quali ricordi ha di questo debutto? Come crede abbia influito sulla sua carriera?

Il mio debutto a Salisburgo è stato fondamentale per la mia carriera. Ho dei ricordi bellissimi di quell’esperienza: io ero un cantante giovanissimo, alle prime armi, che si affacciava al mondo dell’opera e che, improvvisamente, si è visto catapultato in uno dei festival più importanti al mondo. Questa esperienza mi è servita tantissimo per la mia crescita sia come cantante, sia come artista in generale. Lavorare così giovane con colleghi d’esperienza come Thomas Hampson, Anna Netrebko e Ildebrando d’Arcangelo e soprattutto con un direttore d’orchestra del calibro di Nikolaus Harnoncourt è un privilegio che ha cambiato il mio modo di fare musica e mi ha aperto orizzonti musicali ed interpretativi che non credevo fossero possibili.

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