Siamo felici ed onorati di intervistare Lisette Oropesa, astro affermatissimo nel panorama lirico internazionale. Dal Metropolitan di New York ai teatri più prestigiosi d’Europa, dalla Royal Opera di Londra al Teatro alla Scala di Milano. Una cantante frizzante, piena di energia, una maratoneta che fa dello sport uno stile e filosofia di vita per il proprio benessere ed equilibrio psicofisico.
1) Partiamo dalle origini: nata e cresciuta in Louisiana, terra del jazz e del blues, per poi diventare un’affermatissima cantante lirica. I tuoi primi ricordi della tua voce a 3 anni a cantare con un microfono in mano. Com’è iniziata tutta la storia?
C’era sempre musica in casa mia. La mamma era (e lo è ancora!) una bravissima cantante e pianista e mio nonno ha ancora una collezione grandissima di dischi e registrazioni dei cantanti più grandi ti tutti tempi. Cantava anche lui, a Cuba, da molto giovane; non a livello professionale, ma era un cantante con un talento natural stupendo. Aveva la voce da tenore. Mi sento fortunata ad esser cresciuta con l’ammirazione per la musica lirica e con un esempio bellissimo: la voce di mia madre che è splendida!
2) Il personaggio di Gilda nel Rigoletto di Verdi è quasi sicuramente uno dei tuoi cavalli di battaglia. Sappiamo che hai una predilezione particolare per questa fanciulla, che spesso associ alla storia della tua famiglia. Ce lo puoi raccontare?
Sì, mio padre, che è morto sfortunatamente, a causa della distrofia muscolare camminava con difficoltà, perché aveva questo morbo che lo ha reso quasi paralizzato. Mi ricordo che lui era molto protettivo con noi e che discutevamo tantissimo quando io cominciai ad aver voglia di uscire con i ragazzi. Come Rigoletto, mio padre aveva anche una tristezza profonda. Non solo perché soffriva per la malattia, ma anche perché lasciò la sua famiglia per sempre quando partì da Cuba per venire a vivere negli Stati Uniti, gli mancava molto. Mi ricordo che piangeva spesso pensando alla sua terra che non avrebbe mai più rivisto. Ma nonostante la sua infelicità, a lui piaceva scherzare e prendere in giro la gente… faceva degli scherzi un po’ cattivi. Ma era il suo modo di fare, o forse di tollerare il suo dolore. Per tutto questo, mi fa ricordare il nostro triste gobbo buffone.