Cari lettori di OperaLife, siamo felicissimi di essere oggi in compagnia di una giovane cantante, LEA DESANDRE, giovane mezzosoprano italo-francese. Lea ha vinto il premio Victoires de la Musique come rivelazione della lirica francese del 2017 e il premio HBSC al festival di Aix-en-Provence nel 2016. Per 12 anni ha studiato danza classica, dedicandosi poi allo studio del canto a Parigi ed in Italia con Sara Mingardo. A soli 20 anni ha vinto il prestigioso premio del “Jardin des Voix” di William Christie, col quale ha condiviso un lungo tour: Alice Tully Hall, Sydney Opera House, Tchaikovsky Concert Hall, KKL Luzern, Philharmonie de Paris.

Lea collabora regolarmente con importanti direttori, tra i quali: David Stern, Raphael Pichön, Jordi Savall, John Eliot Gardiner, Marc Minkowski, Jean-Claude Malgoire, William Christie, Thomas Dunford, Leonardo Garcia Alarcon. Andiamo a conoscerla!

Benvenuta tra noi Lea! Iniziamo con una domanda di rito, ma che può sempre rivelare qualche inaspettata curiosità. Com’è nata la tua passione per la musica e poi per il canto?

Un saluto a tutti! Come avete scritto nell’introduzione prima di diventare una cantante facevo danza e già da lì la musica mi piaceva molto, mi toccava particolarmente. Poi un giorno ho visto Natalie Dessay alla TV, lei cantava e ballava allo stesso tempo: mi sono innamorata di lei! Ho pensato che se avessi iniziato a cantare allora avrei potuto anch’io ballare, essere in teatro, essere un’attrice sul palco. Da lì ho iniziato ad ascoltare tutti i CD di Natalie, sono andata a vederla il più possibile a Parigi ma anche a Orange…questo era il mio regalo di Natale e di compleanno dei miei genitori. Poi andando avanti ho scoperto altri cantanti, mi sono a sua volta innamorata di loro, ho ascoltato tanta musica. Poi ho iniziato a cantare nel coro di voci bianche dell’Opera di Parigi e lì mi sono trovata sul palco con Jonas Kauffman, Sophie Koch e ho pensato “cantare è troppo bello!”

Com’è stata la tua esperienza veneziana al conservatorio, e il tuo rapporto con la maestra Sara Mingardo?

È stata un’esperienza bellissima di due anni, il periodo più bello dei miei studi; è stata una fonte di ispirazione essere a Venezia, andavo nelle chiese, nelle biblioteche. Cercavo la musica di Vivaldi, di Galuppi, tutto quello che si poteva trovare. Avevo molto tempo per analizzare la mia voce, andavo al conservatorio per leggere e studiare moltissima musica. Sara Mingardo oltre a farmi capire l’importanza del mio mezzo vocale, mi ha insegnato il giusto modo di pensare, cioè cosa vuol dire essere un cantante, saper affrontare la distanza da casa, mi ha preparata mentalmente a quello che sarebbe poi arrivato. Spesso i cantanti dopo il conservatorio escono e si sentono un po’ spaesati, lei invece mi ha dato una filosofia, un modo di essere che forse è la cosa più preziosa che mi abbia dato. È stata come una seconda mamma, fa parte della mia famiglia, ho un rapporto speciale con lei.

Così giovane eppure già una carriera ben avviata alle spalle. Com’è stato collaborare con direttori di fama internazionale? Ne vuoi ricordare qualcuno?

Il primo direttore con cui ho lavorato e che voglio ricordare è William Christie. È sempre stato molto gentile, mi dava il giusto spazio, mi ascoltava, anche se lui era molto famoso e io all’inizio ero piccola e avevo paura ma molto velocemente mi sono sentita parte della famiglia. Mio papà lavora nel cinema, quindi sono abituata a vedere persone famose, ma lui mi ha insegnato che aldilà della fama siamo tutti uguali. Quindi non mi sono spaventata per Christie e Savall che sono molto famosi, ho dato importanza a quello che mi hanno condiviso, quello che mi hanno regalato musicalmente nel lavoro è stato prezioso. Lavoro ancora con Christie ancora adesso e studio tanto, quindi mi ritengo molto fortunata.

 

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