Cari lettori, siamo contenti di poter intervistare in questo numero l’étoile dell’Opéra de Paris Isabelle Ciaravola. Nata ad Ajaccio, è la seconda étoile di origine corsa – dopo Marie-Claude Pietragalla – in tutta la storia dell’Opéra. Una profonda sensibilità e un fisico strabiliante la rendono una stella unica. Oggi, dopo essersi ritirata dalle scene nel 2014, si dedica con molta passione all’insegnamento dei danzatori di domani. 

Benvenuta Isabelle, grazie per essere con noi. Vorrei subito sfatare un mito: secondo lei essere un’étoile dell’Opéra di Parigi significa aver fatto tutto?

Aver raggiunto il grado di étoile all’Opéra di Parigi non significa in alcun modo di aver raggiunto la vetta.Certamente, per quanto mi riguarda, questa consacrazione è stata una perpetua missione che ritenevo inaccessibile, arrivata tanto tardi. In un certo senso, con la determinazione, la pazienza e la forza per arrivare sono stata premiata. Non ringrazierò mai abbastanza il sig. Reid Anderson (titolare dei diritti dei balletti di Cranko) perché, a seguito della mia richiesta di farmi eseguire il balletto “Onegin” (mentre ero ancora solo prima ballerina), mi ha permesso di essere consacrata étoile. Il semplice fatto che un primo ballerino potesse ricevere questo titolo all’Opéra era impensabile, data la gerarchia dei gradi da rispettare. Questa consacrazione può di certo essere vista come il culmine di una carriera, un riconoscimento del talento di un’artista, ma devi ancora dimostrare al pubblico e a te stesso di essere all’altezza di un tale titolo.Sono stata nominata a 37 anni e, liberatami dalle innumerevoli incertezze che mi passavano nella testa, ho potuto chiudere la mia carriera umanizzando i personaggi che interpretavo sulla scena, nutrendoli con le mie esperienze, dando un’entità sulla scena a queste donne, dalla vita, al dolore alla morte, come Manon, La Dame aux camélias, Giselle, Juliette, Tatjiana, Nikiya. Esperienze incomparabili, dal momento in cui li ho potuti interpretare, facendomi ancor di più amare la danza.

Da piccola ha iniziato a studiare danza in Corsica. Fu per puro caso o la passione era già forte?

Devo tutto a mia madre, che ha fatto tanti sacrifici per permettermi di realizzare il mio sogno e vivere della mia passione. Lei è stata la fonte del mio risveglio musicale. L’orecchio di mio figlio è continuamente caricato di musica classica, dai concerti di Brahms, Schubert, i “Notturni” di Chopin e tanti altri che mia madre faceva ascoltare anche a me.Lei aveva iscritto me e mia sorella a un corso di ballo.  Ricordo che ballavo nel soggiorno tutte queste bellissime musiche! Io mi sono immediatamente innamorata di questa disciplina artistica, mentre mia sorella preferì continuare a suonare il pianoforte.

 

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