Siamo felici ed entusiasti di intervistare oggi, per gli amici lettori di OperaLife, il basso di fama mondiale Ildar Abdrazakov. Ildar si è saldamente affermato come uno dei bassi più ricercati dell’opera e uno degli artisti più celebrati e riconosciuti della sua generazione. Da quando ha debuttato al Teatro alla Scala di Milano nel 2001 a 25 anni è diventato una colonna portante dei principali teatri internazionali, tra cui il Metropolitan Opera di New York, l’Opera National di Parigi, la Vienna State Opera e la Bavarian State Opera di Monaco. La sua voce potente ma raffinata, unita alla sua avvincente presenza scenica, hanno contribuito a renderlo protagonista di incredibili produzioni ed è stato diretto dai più grandi direttori d’orchestra.
Iniziamo dal principio. Qual è stata la scintilla che ha acceso il tuo interesse per la musica e successivamente la passione per il canto?
Ho una famiglia di musicisti, e le nostre tradizioni familiari erano strettamente legate alla musica. Mio padre suonava diversi strumenti, era autodidatta. Mia madre cantava, aveva una voce meravigliosa. Alla riunione di famiglia, gli adulti cucinavano piatti nazionali, facevano musica e cantavano insieme. Papà accompagnava tutti con mandolino, violino, fisarmonica, quray (un tipo di flauto, NdT).
Ma in gioventù non mi immaginavo come un cantante d’opera, volevo cantare musica pop. Ricordo la mia primissima visita all’opera come membro del pubblico, non mi piacque così tanto così decisi: mai più! Ma poi, a poco a poco, ha iniziato a piacermi come a mio fratello maggiore Askar ed ho deciso che dovevo seguire le sue orme. Ho avuto i miei primi piccoli ruoli al Bashkir Opera and Ballet Theatre, quando ero studente all’epoca; mi hanno dato l’opportunità di sperimentare la vita dei personaggi sul palco e ho capito di non poter più immaginare un’altra vita.
Il primo debutto non si scorda mai: ce lo puoi raccontare? Quali sono state le sensazioni, emozioni e paure?
Ci sono molti debutti che non dimenticherò mai. La mia prima apparizione sul mio palcoscenico natale a Ufa, il mio primo concorso, la mia prima audizione ed esibizione al Mariinsky, poi la mia prima esibizione alla Scala – e avevo solo 25 anni! È stato incredibile. E, naturalmente, molto eccitante. Queste sono tutte pietre miliari che mi hanno portato dove sono oggi. E sono molto grato al destino che sia andata così.
Ma in generale, il mio primissimo debutto come attore non è stato a teatro, ma in un film, uno dei film di mio padre Amir Abdrazakov. Avevo 4 anni all’epoca!
Come anche quest’anno, hai cantato molte prime scaligere e sei stato diretto dai più celebri direttori d’orchestra del nostro tempo. Ci puoi descrivere la particolare atmosfera che si crea il 7 dicembre al Teatro alla Scala?
Questa è la sesta volta che ho l’onore di esibirmi all’inaugurazione della stagione della Scala. Ogni volta è un’emozione indicibile, una vera festa musicale! E una grande responsabilità! Quando sai che ci sono persone tra il pubblico che non si sono perse una sola rappresentazione di quest’opera e conoscono a fondo la partitura. Oppure vedi la luce fioca di una lanterna e sai che c’è un musicista o un critico seduto lì che controlla lo spartito e prende appunti, la tua eccitazione aumenta ancora di più. Sì, il pubblico della Scala può essere severo ed esigente, ma se ti sei esibito al meglio delle tue possibilità il pubblico non sarà mai indifferente e ti darà un caloroso benvenuto. Ed è una grande gioia!