OperaLife oggi incontra l’Étoile Giuseppe Picone. Vanto italiano nel mondo, ha calcato le scene dall’English National Ballet di Londra all’American Ballet di NYC, mantenendo però sempre l’Italia nel cuore. Dopo una splendida carriera anche in veste di ospite e Guest Artist, dal 2016 al 2020 è stato direttore del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli, dimostrando sempre con grande temperamento un’attiva partecipazione a favore degli artisti in contrasto ai tagli alla cultura.

 

  1. Partiamo dagli inizi. Come nasce il tuo grande amore per la danza?

La danza è entrata a far parte della mia vita subito dopo aver superato l’ammissione per accedere al 1° corso della Scuola di ballo del Teatro di San Carlo di Napoli.

  1. Non dev’essere stato facile abbandonare l’Italia a sedici anni. Quali ricordi hai di quel periodo?

Dover lasciare la famiglia, gli amici, il clima, le abitudini quotidiane, che solo noi italiani abbiamo nel DNA, come la nostra solarità, è stato difficile. La solitudine ha prevalso, ma fortunatamente c’era la Danza a farmi compagnia.

  1. È stato Pierre Lacotte a chiamarti a Nancy. Com’è stato lavorare con lui?

Pierre è un direttore molto sensibile e premuroso. Le sue coreografie sono molto complicate e non ammette i cambiamenti. È stato un bellissimo incontro quello di Positano.

  1. Con quale produzione e come sei approdato all’American Ballet Theater di New York?

Sono arrivato a New York grazie a Susan Jaffe, Principal Dancer dell’ABT, la quale mi ha visto danzare all’ENB di Londra e mi suggerì di spostarmi nella grande mela.

  1. Tra tutte quelle trascorse, c’è stata un’esperienza che ti ha cambiato la vita?

Essere invitato a cena da Lady Diana resterà per sempre un’esperienza unica che custodisco con immenso affetto.

 

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