Regista classe 1984, determinato e dalle spalle solide. Una persona che ha una visione di teatro nuova, giovane, da condividere con tutto il mondo dell’opera. L’intervistato di oggi è Gianmaria Aliverta.
- La prima domanda sorge spontanea. Quali sono state le motivazioni che ti hanno spinto a lasciare improvvisamente la carriera di cantante lirico per dirigerti verso quella registica?
Non mi sentivo a mio agio con quello che facevo, mi sentivo incompleto, avevo uno sguardo più ampio rispetto a quello del singolo artista solista, che poi è un po’ il limite dei cantanti che a fine carriera vestono i panni dei registi, concependo lo spettacolo come lo avrebbero fatto loro da cantanti, chiedono di fatto ai loro colleghi di fare quello che avrebbero fatto loro.
Penso, magari sbagliando, che un regista debba valorizzare ogni singola peculiarità del cast, mettendo in luce i punti di forza e migliorando il più possibile i punti deboli, ma lasciando le loro peculiarità. Ovviamente questo richiede del tempo, predisposizione e tanta pazienza, perché ogni individuo hai dei tempi fisiologici.
- Nel 2011 hai fondato l’Associazione VoceAllOpera (della quale ho visto un “Barbiere di Siviglia” di Paisiello, n.d.r.). Un progetto ammirevole, scaturito da quale grande visione? Secondo quale metro scegli gli artisti che ne fanno parte?
Il desiderio era quello di creare un’oasi di meritocrazia, lontano dalle raccomandazioni, lontano dalle grandi agenzie, lontano dalla corruzione e da tutto quello che sta facendo morire l’arte.
Questo lo puoi fare solo se non hai nulla, se non hai nulla da perdere, se non hai soldi e quindi non sei una minaccia né un piatto ambito per nessuno.
Ed è così che piano piano, passo dopo passo, sono riuscito a rendere un progetto folle una certezza, un luogo accessibile a tutte le persone che vogliano avere una prima possibilità, avere una famiglia che li ospiti e dia loro l’opportunità di esprimersi al meglio.
Ogni anno vengono indette audizioni, dove una giuria di grande rilievo scova dei giovani promettenti che avranno la possibilità di cimentarsi in produzioni, con un periodo di prove adeguato dalle 3 alle 5 settimane, cosa ormai impossibile quasi ovunque, e questo aiuta a creare quella magia dove chi si siede a vedere uno spettacolo di VoceAllOpera, indipendentemente da chi sia il direttore, il regista, o gli artisti respira un clima di affiatamento, gioia e arte.
Per questo sono sempre alla ricerca di artisti entusiasti, desiderosi di far conoscere al mondo la loro arte. Alcune volte ho sbagliato in pieno facendo ricadere la scelta su qualche direttore, regista o scenografo che hanno perso un’occasione, ma in tantissimi casi le aspettative sono state rispettate e questi artisti ora calcano i palcoscenici del panorama internazionale.