Cari amici lettori di OperaLife, dopo averlo incontrato in diretta Instagram siamo felicissimi di ritrovare oggi un giovane e brillante direttore d’orchestra italiano: Giampaolo Bisanti. È considerato, dalla critica tutta e dai numerosi trionfi di pubblico, uno dei migliori direttori d’orchestra della sua generazione, capace di muoversi in un repertorio molto ampio, che abbraccia tutta la musica operistica e i grandi capolavori di quella sinfonica, con gesto fluido e chiarissimo, prestando attenzione agli equilibri degli organici vocali e orchestrali. Dal 2016 è il direttore stabile del Teatro Petruzzelli di Bari.
1. Maestro, grazie per essere qui con noi! Una classica domanda che riproponiamo per tutti quei lettori che desiderano conoscerti meglio. Come ti sei avvicinato e appassionato alla musica e cosa ti ha spinto a diventare direttore d’orchestra?
Grazie è per me un grande piacere!
Avevo 9 anni e con mia nonna stavo andando a Vienna in vacanza. Di punto in bianco le ho chiesto: “Nonna voglio imparare a suonare il sassofono”. Lei: “Sei troppo piccolo, lo strumento è grosso, prima devi imparare il clarinetto”.
Nasce quindi l’idea di studiare il clarinetto presso la scuola civica della mia città.
In casa mio padre aveva un vecchio pianoforte verticale e, da appassionato di opera lirica, ha sempre esortato me e tutti i miei 10 fratelli più piccoli a studiare la musica.
Non vivendo una situazione economica particolarmente florida, mi ha acquistato delle dispense in edicola per l’apprendimento da autodidatta dello strumento. E così è stato fino all’ammissione al Conservatorio di Milano dove ho condotto quasi 17 anni di studi ininterrotti in clarinetto, pianoforte, composizione sperimentale e molte altre discipline.
Un giorno, a 14 anni, ho acquistato un biglietto in “piccionaia” per un concerto straordinario al Teatro alla Scala: era Claudio Abbado alla guida dei Wiener Philharmoniker. Da lì la folgorazione; vedere come un uomo potesse plasmare i suoni e con dei gesti condurre un’orchestra è stato l’evento che mi ha suscitato l’irrefrenabile voglia di abbracciare quella meravigliosa disciplina. Da quel momento non ho avuto dubbi: era quello che volevo fare, era quello che volevo “essere”.
Ho intrapreso dunque a 17 anni il corso straordinario di direzione d’orchestra per l’avviamento al teatro lirico e successivamente quello ordinario al Conservatorio di Milano per poi affrontare gli studi all’Accademia Musicale Pescarese e all’Accademia Chigiana di Siena.
Vinti 3 concorsi internazionali ho cominciato gradualmente la carriera partendo dalla provincia per arrivare anno dopo anno agli enti lirici italiani ed ai grandi teatri del mondo.
Come ho avuto occasione di affermare più volte, l’arte della direzione d’orchestra deve essere sviluppata negli anni con discernimento e serietà; bisogna impegnare tutta la propria passione. Il talento deve essere supportato da molto studio ed è fondamentale fare i passi giusti al momento giusto perché l’esperienza si matura solo avendo davanti un’orchestra e purtroppo, il più delle volte, per un giovane aspirante questa condizione non si verifica spesso. Se si corre troppo veloce, a mio giudizio, si rischia di non avere il tempo di maturare una propria cifra stilistica.