Cari amici di OperaLife, sotto i nostri riflettori abbiamo oggi un giovane e brillante giornalista, classe 1996, Francesco Lodola. Francesco nasce a Verona, dove ha conseguito il diploma al Liceo Musicale, e sempre nell’ateneo della sua città si è laureato in Scienze della Comunicazione e in Editoria e Giornalismo. Fin da piccolo cultore dell’opera lirica, frequenta i più importanti teatri italiani ed esteri, fondando nel 2011 la piattaforma online “Ieri, Oggi, Domani, Opera” nata con l’intento di avvicinare il pubblico più giovane al mondo dell’opera lirica. Ultimo suo lavoro il libro “Casa Ricordi. Una storia italiana”. Andiamo a conoscerlo!
Innanzitutto benvenuto ad OperaLife! Ci sentiamo molto affini allo spirito con il quale la piattaforma di cui sei fondatore si rivolge ai giovani. Nata da un’idea tra gli studi del liceo, come l’avete portata avanti e costruita nel tempo? La scintilla di fondo è la sconfinata passione per l’opera o c’è altro?
Sì è nata tra i banchi di scuola da una mia compagna che ancora oggi lavora con me, Ieri Oggi Domani Opera è nato in un modo del tutto naturale da una grande passione, ma se non ci fosse la passione cosa ci sarebbe? [Ride]
Passione e competenza sono sempre stati i nostri punti cardine, proprio per questo abbiamo scelto collaboratori che conoscessero la musica: giovani direttori e musicisti in carriera.
La nostra peculiarità sta nello svolgere un lavoro (anche tecnico) orientato su interviste e recensioni con una concezione moderna ma con rispetto del passato. Per questo abbiamo deciso di chiamarci così.
Come si riesce a coniugare secondo te l’opera lirica, un mondo particolare e per alcuni considerato “superato”, alle nuove generazioni di oggi? Quali strategie si possono attuare?
Io credo che i giovani vadano all’opera, io li vedo; ma spesso non vengono fidelizzati quindi secondo me questo è un tipo di obiettivo che si dovrebbe adottare.
Devo dire, però, che tra estero ed Italia c’è una netta differenza perché fuori dai nostri confini l’affluenza giovanile è decisamente maggiore perché si vive il teatro con un approccio più d’intrattenimento quindi non è “strano” vedere che un giovane il sabato vada a ballare in discoteca e la domenica vada a teatro.
Qui l’approccio è forse un po’ più “museale” e chiuso specialmente l’approccio che hanno i teatri “al mondo esterno” che tendono a volersi chiudere in loro stessi portando il teatro ad una nicchia invece di agevolare la comunità e riportare il teatro alla sua dimensione popolare.
Vi occupate oltre alle interviste anche di critica musicale: secondo te quest’ultima allontana o avvicina oggi il pubblico e quale significato tu le dai?
Mi chiedo spesso lo scopo della critica musicale. Io la intendo non come un momento di critica verso gli artisti, anzi bisogna essere sempre dalla parte degli artisti, ma lo vivo come un momento per raccontare a chi non era presente ad un determinato spettacolo; è come una sorta di “tripadvisor” che ti racconta cosa ti aspetta.