Siamo felici ed entusiasti di intervistare oggi, per gli amici lettori di OperaLife, il soprano Francesca Pia Vitale. Dopo il diploma in canto lirico, si iscrive al corso di perfezionamento per cantanti lirici presso l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Ha partecipato a diverse masterclass, tra cui ricordiamo quelle con Mariella Devia, Luciana D’Intino, Renato Bruson, Leo Nucci, Ildar Abdrazakov e Nino Machaidze. Ha esordito sul palco scaligero interpretando il ruolo di Giannetta in “L’elisir d’amore per i bambini”. Sempre sul palcoscenico della Scala ha cantato in diverse opere, tra cui “Prima la musica poi le parole”, “Gianni Schicchi”, “Rigoletto”, “Traviata”, “La Cenerentola per bambini” e “Matrimonio Segreto”. Vincitrice di importanti concorsi internazionali come il 1° premio e premio del pubblico alla XIX Edizione del Concorso Lirico Internazionale «Ottavio Ziino», 27° Concorso Internazionale di Canto «Clermont-Ferrand e Vichy», la 50° Edizione del concorso lirico Toti Dal Monte e il 1° premio e premio del pubblico al prestigioso concorso Neue Stimmen 2022.
Benvenuta Francesca! Partiamo da dove tutto è iniziato: qual è stata la scintilla che ha acceso il tuo interesse per la musica e successivamente la passione per il canto?
Grazie per il vostro gentile e gradito invito. Tutto è iniziato grazie ai miei genitori e alla loro passione, purtroppo non coltivata, per la musica; mi piace raccontare della bambina che ero, molto esuberante e vivace, ed i miei genitori, per placare il mio spirito, si servivano della musica. Mi raccontano spesso di quando sedevo per ore ai piedi dello stereo ad ascoltare e cantare i classici napoletani, Mina, Elisa, Mia Martini, I Pooh, Alexia. Ho intrapreso lo studio del canto-pop fin dai primi anni di scuola, non sapevo leggere ma conoscevo tutti i testi delle canzoni a memoria. Intorno ai 14 anni un’insegnante ha scoperto in me un’impostazione lirica naturale, mi ha aperto gli occhi su un mondo a me sconosciuto, fatto di opere, libretti, arie e da lì è nato tutto: ricordo che mi diede il compito di ascoltare “Norma” di Bellini; mi innamorai subito di questo mondo, ne conoscevo ancora una minima parte ma già sapevo che era il mondo in cui sarei potuta essere me stessa e dare tutta me stessa.
Per un lasso di tempo sperimentai il genere “Lirico-Pop” ma studiavo già al Conservatorio “Domenico Cimarosa” come pianista. Ho capito sin da subito che la mia strada era un’altra, infatti spiavo le classi di canto dai corridoi fin quando uno dei maestri mi accolse come uditrice. Mi sentivo la ragazzina più fortunata del mondo; dopo la scuola trascorrevo interi pomeriggi ad ascoltare i consigli, ad apprendere cose nuove, a conoscere nuove opere e ad assimilare quante più cose possibili per l’esame di ammissione al corso di canto.
Concludo dicendo che se non fosse stato per la voce di Maria Callas, che con la sua Casta Diva mi rapì, forse oggi non sarei qui a raccontarvi di me: le devo tutto.
Ci puoi parlare della tua esperienza e quanto ha influito lo studio presso l’Accademia del Teatro alla Scala sulla tua carriera?
Quella dell’Accademia è sicuramente un’esperienza da raccontare, soprattutto l’audizione: avevo 21 anni ed era la seconda audizione della mia vita, non avevo mai cantato in un teatro, se non in quello del Conservatorio (ma non fa testo), ed ero terrorizzata. Posso ancora sentire la sensazione di tremolio alle gambe che ebbi quel giorno, ma tutto questo fu placato dalla musica. Non lo dico tanto per dire ma, dopo un dolcissimo sorriso, il maestro iniziò a suonare e il tutto mi sembrò più chiaro: entrai in un’altra dimensione, non dovetti far nulla se non cantare e… sappiamo com’è andata!
Durante gli anni di studio ci sono stati sicuramente alti e bassi, com’è giusto che sia. Ci sono state persone che mi hanno sostenuta e aiutata ed altre che con la loro negatività stavano per soffocarmi ma non ci sono riuscite, devo la mia crescita anche a loro.