Oggi a essere intervistata da OperaLife è il soprano italiano in continua ascesa Francesca Dotto: grazie per la disponibilità!

1) Iniziamo subito dagli esordi: com’è iniziata la tua passione per la musica?
Non so di preciso quando sia nata perché sono sempre vissuta in un ambiente molto fertile dal punto di vista musicale. Posso dire di essere cresciuta insieme alla musica: in famiglia abbiamo sempre cantato molto, era un modo per stare assieme, e poi anche dalle suore nel coro dell’asilo e delle elementari e nel coro della chiesa. Insomma non ho ricordi in cui la musica non abbia fatto parte della mia vita… ad esempio già all’età di 5-6 anni cantavo in canonica e quindi è sempre stato molto naturale per me.

2) Subito dopo aver ottenuto il diploma in flauto traverso – a soli 14 anni – ti sei dedicata allo studio della voce. Come mai questo cambiamento? Questi due mondi si assomigliano?
Ho conseguito il diploma di flauto nel 2006, l’anno della maturità, in seguito ho deciso di dedicarmi al canto perché in realtà ho sempre saputo che la voce fosse il mio reale strumento. Quello attraverso il quale riuscivo ad esprimermi al meglio, ad esprimere il mio vero io. Penso che ognuno di noi ne abbia uno: per alcuni può essere uno strumento musicale, per altri può essere il corpo, per altri ancora la materia attraverso la scultura o la pittura. Il mio penso proprio sia sempre stato la voce cantata e proprio per questo fin da bambina, quando suonavo, capitava spesso che il mio Maestro mi chiedesse di cantargli delle frasi che poi avrei dovuto suonare. Sosteneva che mi venisse poi più naturale il fraseggio con lo strumento. Pertanto penso che questi due mondi siano assolutamente connessi.

3) Avvicinarsi al mondo del canto può avere le sue problematiche, già a partire dal riconoscere la propria vocalità, sia per quanto riguarda il timbro e l’estensione, sia per capirne le potenzialità. Com’è stato, nella tua esperienza, l’approccio con uno strumento particolare e complesso come la voce?
Il mio approccio alla voce in senso generale è sempre stato molto naturale e liberatorio. È stato più complicato quando ho dovuto imparare ad usare la voce in modo tecnico. Mi spiego meglio: non sempre le cose riescono come si vorrebbe, non sempre la ricerca di un suono ha esiti positivi, anzi, spesso si hanno momenti di sconforto e di grande impotenza. Mi ricordo ad esempio un periodo molto difficile in cui ricercavo i filati. Mi sembravano impossibili da trovare. Ero arrivata anche al punto di arrendermi e di pensare che non li avrei mai trovati e avrei cantato anche senza quei pianissimi che tanto mi facevano venire la pelle d’oca. Poi ho cambiato approccio allo studio senza mai smettere però di studiare, semplicemente accettandomi e accentando la mia voce. Alla fine, dopo infiniti pianti e discussioni con la mia insegnante, sono arrivati.
Prima dei filati è successo con le agilità… insomma il mio motto è mai mollare…

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