In linea con lo spirito giovane di OperaLife non potevamo perdere l’occasione di intervistare un giovane ed intraprendente direttore d’orchestra, Filippo Arlia, classe ‘89. E’ il più giovane direttore di Conservatorio d’Italia – il “Tchaikovsky”, a Nocera Terinese in provincia di Catanzaro – fondatore dell’Orchestra Filarmonica della Calabria, di cui è oggi Direttore Principale.
Negli ultimi anni ha collaborato con alcuni dei musicisti più noti, è stato protagonista su palcoscenici autorevoli come la Carnegie Hall e la Mary Flager Cary Hall di New York, la Sala ‘Rachmaninov’ di Mosca, la Novaya Opera di Mosca, la Cairo Opera House, l’Auditorio Nacional de Musica di Madrid. Parlando invece di futuro prossimo, il 18 maggio e il 15 giugno dirigerà grandi eccellenze della musica, quali Giovanni Sollima e Danilo Rea.

1) Siamo sempre curiosi di partire dalle origini: come è nato il suo amore per la musica e qual è stata la scintilla che è scattata per la direzione d’orchestra?

L’amore per la musica è nato perché la mia è una famiglia di musicisti. La direzione d’orchestra è stata un percorso nato quasi per caso: nel 2010 ebbi l’idea, per il mio “Duettango” dedicato ad Astor Piazzolla, di sostituire il pianoforte con un gruppo d’archi. Dopo le prime esperienze, mi resi subito conto che quella poteva essere la mia strada.

2) Come è nato il percorso e quale sinergia si è instaurata con i componenti della sua Filarmonica della Calabria?

Nel 2011, con un ristretto gruppo di collaboratori, abbiamo deciso di fondare la Filarmonica della Calabria. Credo che oggi sia senza dubbio una delle realtà più interessanti del panorama musicale, anche perché è una compagine formata dalla fusione tra professionisti “navigati” e giovani brillanti che iniziano la loro carriera.

3) C’è un repertorio che preferisce eseguire e quale repertorio nuovo vorrebbe sperimentare?

Senza dubbio il repertorio sinfonico russo. Credo che sotto l’aspetto del cantabile o dell’utilizzo degli ottoni e delle percussioni, non abbia pari. Sperimentare nella musica classica è molto difficile, sono costantemente alla ricerca di nuove idee per rinnovarmi!

4) Lei è molto giovane eppure annovera numerosi concerti eseguiti. Ha qualche rito scaramantico prima di salire sul palcoscenico? Avverte ancora l’adrenalina e l’emozione pre-concerto?

Non ho un rito scaramantico in particolare, ma ricordo che prima di una recita di Otello giocai una partita a briscola con il cast: fu senza dubbio uno dei momenti più divertenti del mio lavoro. L’emozione pre-concerto è sempre presente, magari in maniera differente rispetto a qualche anno fa. Dopotutto, credo che un musicista che non si emoziona possa trasmettere ben poco al pubblico.

Filippo Arlia book5) Lo scorso 2018 nella ricorrenza dei 150 anni di Rossini con la sua orchestra ha inciso lo Stabat Mater, una lettura riflessiva e ispirata che rende pieno merito alla straordinaria vena creativa rossiniana. E’ stato anche chiamato a dirigere l’unico concerto dedicato al compositore pesarese alla Carnegie Hall di New York. Quali emozioni ha provato quella sera e nell’essere scelto come ambasciatore della musica italiana in America?

Tutte le volte che sono salito sul Perelman Stage ho provato emozioni straordinarie, che non si possono spiegare a parole. E’ uno di quei palcoscenici che ti fa sentire al centro del mondo. In special modo, se sei ambasciatore della musica italiana in America.

6) Uscendo dal territorio rossiniano, che rapporto ha con l’opera e quali autori predilige?

Per il momento la mie opere preferite sono i “Pagliacci” di Leoncavallo e l’ “Otello” di Giuseppe Verdi. In un certo senso, da calabrese d’hoc, mi sento emotivamente legato al titolo di Leoncavallo perchè ispirato ad una storia vera accaduta a Montalto Uffugo. Mentre l’Otello, secondo me è l’opera più “visionaria” di Verdi, perché dal punto di vista compositivo è proiettata nel futuro.

7) Ciascuno di noi guarda spesso a qualcuno come modello, come esempio. Lei ha qualche Maestro/Direttore di riferimento del passato o del presente?

Certamente: penso che Wilhelm Furtwangler sia il mio modello irraggiungibile.

canovi bassa 28) Di recente ha diretto a Verona i prestigiosi Berliner Symphoniker in un concerto “tra musica classica e jazz” , insieme a Stefano Bollani al pianoforte per la “Rapsodia in blu” di Gershwin. Perché è particolarmente legato a questo autore e al jazz in generale?

Sono legato a Gershwin perché ho debuttato sulla scena internazionale con una tourneè dedicata proprio alla Rapsodia in blue. E poi, sono un grande appassionato di jazz: penso di avere più dischi di jazz che di classica nella mia audioteca.

9) Qualche anticipazione sulla scelta del repertorio dei prossimi due concerti previsti con Sollima e Rea?

Con Giovanni Sollima avremo un concerto interamente dedicato ad Elgar, un grande compositore romantico poco eseguito e conosciuto in Italia. Mentre la serata con Danilo Rea sarà dedicata a Gershwin e alla musica da film.

10) Ha un messaggio o qualche consiglio da dare ai giovani studenti che hanno deciso di intraprendere la non facile strada della direzione d’orchestra?

Si. Quando sale sul palcoscenico, il compito del direttore d’orchestra è portare alla luce il cuore pulsante del compositore, e attraverso la scrittura, creare energia. Per fare questo, è necessario trascendere dalle note: le “barriere”, nella musica, non hanno mai fatto bene. I grandi del passato, a modo loro, sono sempre stati estremamente attuali per la loro epoca, senza preoccuparsi troppo di regole e principi.

11) Abbiamo già anticipato qualcosa, ma quali saranno nel dettaglio i vari impegni dei prossimi mesi?

Il prossimo 2 Giugno debutto con la Jerusalem Symphony Orchestra, che è una delle compagini più prestigiose nel panorama internazionale. E poi, in autunno avrò una tourneè dedicata ai “Pagliacci” di Leoncavallo: in occasione del centenario della sua morte, presenterò un album edito da Warner Music Italy.

Ringraziamo moltissimo Filippo Arlia per la sua disponibilità e gentilezza. Lo salutiamo augurandogli in bocca al lupo per i suoi prossimi appuntamenti, sperando di poterlo ritrovare in futuro.

Alessandro Bugno