Giovane soprano nata a Palermo, Federica Guida inizia già da bambina gli studi musicali, si diploma a pieni voti al Conservatorio Alessandro Scarlatti ed entra nell’ensemble di solisti per la Stagione 2019/2020 della Wiener Staatsoper, dove tra l’altro interpreta La Regina della Notte.
Emerge vincendo in pochi anni prestigiosi concorsi internazionali di canto (Aslico, Beppe de Tommasi, Clip) che le permettono di debuttare anche in teatri molto prestigiosi tra cui Teatro Massimo di Palermo, Wiener Staatsoper e Teatro alla Scala.
- Benvenuta tra noi! La nostra prima grande curiosità riguarda come tutto è iniziato: qual è stata la scintilla che ha acceso il tuo interesse per la musica e successivamente la passione per il canto?
La passione per la musica è nata in maniera molto naturale.
Da bambina ascoltavo mio padre suonare il pianoforte, non ha mai studiato musica ma ha un buon orecchio e suonava delle bellissime melodie sulle quali io canticchiavo. Sono stati i miei genitori ad accorgersi che in me ci fosse un talento. Mi hanno accompagnata nella mia formazione musicale sin dall’inizio quando ho iniziato lo studio del pianoforte in conservatorio.
All’età di 15 anni ho assistito per la prima volta a La Traviata e lì la mia decisione di voler stare sul palcoscenico si è palesata senza lasciare spazio ad altro. Volevo cantare, e così ho iniziato lo studio del canto. Da lì ho iniziato a vincere dei concorsi dai quali sono arrivate svariate proposte lavorative e ho iniziato la mia carriera.
- Dicono che il primo debutto non si scorda mai: ce lo puoi raccontare? Quali le sensazioni, le emozioni e le paure?
Il mio primo debutto è stato a Vienna: ero membro dell’ensemble dei solisti alla Wiener Staatsoper e mi trovavo ad essere la cover della Regina della notte nel Flauto magico di Mozart. Il caso volle che il soprano che doveva cantare si ammalò e dovetti saltare dentro la produzione un giorno prima della recita. Quando mi chiesero se fossi disponibile non ho tentennato nemmeno un momento ed ho accettato. Il ruolo era pronto ed era il mio momento. Così sono andata e ho cantato. Ero da sola, avevo 23 anni e non ero mai salita su un palcoscenico così grande, per non parlare poi dell’importanza di quel palcoscenico. Ma qualcuno mi aveva dato fiducia ed io sapevo di poter contare su me stessa. Apprendere che fu un successo mi ha reso molto fiera di me e mi ha dato la carica per affrontare i ruoli successivi.
- “Torniamo all’antico e sarà un progresso!” Diceva Verdi… Credi che sia applicabile al mondo dell’opera? Cosa bisognerebbe prendere dal passato che ci potrebbe consentire un salto di qualità?
Credo che con questa frase Verdi intendesse che non è possibile progredire senza la conoscenza di ciò che ci ha preceduti. Le tecniche utilizzate nel passato hanno contribuito a rendere l’opera il magnifico spettacolo che oggi è. Perciò il passato è molto importante, ma ciò non vuol dire che l’opera sia un’arte per nonni. I temi trattati nell’opera sono sempre molto attuali: la forza, il desiderio, l’amore e la passione sono ciò di cui ci nutriamo giornalmente e l’opera altro non fa che musicare questi sentimenti. Sta a noi saperli ascoltare. Se all’ascolto associamo la conoscenza otterremo la chiave perfetta per poter interpretare al meglio ciò a cui assistiamo.