A fare due chiacchiere con le lettrici e i lettori di OperaLife c’è oggi il direttore di coro e orchestra Enrico Lombardi. Alcuni lo conosceranno per le sue collaborazioni con il Macerata Opera Festival, altri magari l’hanno visto dirigere il Collegium Musicum Almae Matris di Bologna, altri ancora avranno letto del suo “jump in” nella produzione di “Adelaide di Borgogna” dello scorso agosto a Pesaro.

Partiamo proprio da questo fatto: l’inglesismo “jump in” credo che sia il termine più adeguato perché hai dovuto sostituire il Maestro Lanzillotta in seguito al suo incidente stradale, con pochissime ore di preavviso. Ci puoi raccontare quella giornata?

È stata un’esperienza ai limiti dell’incredibile! In quei giorni ero in vacanza a Senigallia dai miei genitori; passando per Pesaro avevo visto, per puro piacere, la generale e la ‘prima’ di Adelaide di Borgogna, dirette appunto da Francesco Lanzillotta (con cui ho studiato e di cui sono stato assistente in passato). Il giorno dopo la ‘prima’, purtroppo, si verifica l’incidente; appena saputa la cosa, sono andato subito in ospedale per stare un po’ con lui. In quel momento di incertezza il M° Lanzillotta, consultandosi con il Rossini Opera Festival, inizia a pensare a me come suo sostituto. L’indomani (cioè il giorno prima della seconda recita) corro a Pesaro, prendo la partitura nuova di zecca e inizio a leggerla il più velocemente possibile, anche perché fino a quel momento non conoscevo una sola nota dell’opera!

In attesa del parere dei medici – che sarebbe arrivato soltanto il giorno dopo – per capire se il M° Lanzillotta avrebbe potuto dirigere le recite seguenti, torno nel pomeriggio in ospedale per guardare insieme a lui le cose essenziali (i tempi, le cadenze non scritte dei cantanti…), poi rientro a casa e mi rimetto sulla partitura senza sosta, salvo quelle pochissime ore di sonno necessarie per non collassare.

Arriviamo così alla folle journée: mi sveglio all’alba e mi immergo di nuovo in uno studio “matto e disperatissimo”. Una nota di colore: in tutto ciò, non avevo con me né l’abito né la bacchetta, per cui chiedo ai miei genitori di correre a Bologna – dove abito da diversi anni – per prendere il necessario, qualora avessi dovuto salire sul podio. L’ufficialità arriva intorno alle 16 con la telefonata di Ernesto Palacio, sovrintendente del Rossini Opera Festival: “Maestro, sei pronto? La recita è tra quattro ore, ti aspettiamo a Pesaro appena puoi”. Vi lascio immaginare il mio battito cardiaco in quel momento! Mi precipito a Pesaro e mi chiudo in camerino insieme al pianista di sala (il bravissimo Michele D’Elia) che, avendo seguito l’intera produzione, aveva consigli preziosi da darmi. Con lui, fino all’ultimo momento utile, ho riletto la partitura, anche se ovviamente non c’è stato il tempo di terminare; ci siamo dati quindi appuntamento all’intervallo per continuare con il secondo atto. Mancavano ormai pochissimi minuti all’inizio: giusto il tempo di un vicendevole “in bocca al lupo” con il cast prima di cambiarmi velocemente. E così, con poco più di 24 ore di preavviso e senza neanche una prova di assestamento, sono andato in buca.

Tra l’altro sei “saltato dentro” la produzione di un’opera di nicchia, per l’appunto “Adelaide di Borgogna” con un cast particolarmente rinomato e tante aspettative da parte del pubblico: quali sono state le emozioni a salire sul podio?

Ogni direttore vive con una certa tensione i momenti immediatamente precedenti l’inizio di uno spettacolo, è fisiologico. In questo caso, i pensieri che affollavano la mia mente mentre sentivo l’orchestra accordare erano inevitabilmente moltissimi: la sostituzione all’ultimo minuto, il contesto internazionale e, soprattutto, sapere che mi sarei trovato davanti un cast di altissimo livello (Peretyatko, Abrahamyan, Barbera, Fassi…), un coro affiatato come il Ventidio Basso e un’orchestra di primo ordine come l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. È stato sicuramente un grande onore per me. Fin dall’inizio ho percepito una collaborazione sincera da parte di tutti; ricordo ancora i sorrisi rassicuranti dei professori d’orchestra appena terminata la Sinfonia, come a dire “coraggio, sta andando benissimo!”. Proprio questa atmosfera così positiva ha permesso che io potessi “sciogliermi” fin da subito, per poter realizzare al meglio il bellissimo lavoro che il M° Lanzillotta e il regista Arnaud Bernard avevano imbastito durante l’intero mese di prove. Certo, questo non è bastato a evitare che, durante i recitativi secchi, io abbia dovuto sfogliare i numeri musicali seguenti, per rinfrescare la memoria su quello che stava per arrivare…!

 

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