Buongiorno cari lettori di OperaLife, il protagonista dell’intervista di oggi è Davide Luciano. Con la sua voce baritonale si è esibito in diversi ruoli, da Mozart a Puccini, incontrando sulla sua strada le musiche di Rossini e Donizetti. Conosciamolo meglio!
- Iniziamo l’intervista partendo dalle origini: come ti sei avvicinato al mondo dell’opera?
Il mio bisnonno aveva una grande voce e cantava le serenate. Mio padre ha ereditato la voce da suo nonno ed io da mio padre. Ho sempre avuto sin da bambino una voce molto generosa e fino all’età di 19 anni ho cantato in diverse band dove suonavo anche il basso, la chitarra e la batteria. Non avevo nessuna idea di cosa fosse l’opera. Ero un tipo molto rock. Non che adesso non lo sia. A quell’età però cominci a pensare al futuro e sei obbligato a trovare una strada. E fu così che non molto convinto, ma spinto dai miei genitori, mi iscrissi in conservatorio sotto la guida del maestro Gioacchino Zarrelli. Al termine della prima lezione pensai che non avrei mai più messo piede in quella classe. Il maestro paragonò lo stile di vita di un cantante a quello di un monaco. Parlò degli enormi sacrifici che noi allievi avremmo dovuto fare per raggiungere dei risultati. Io che indossavo piercing e pantaloni strappati, non avevo nessuna intenzione di intraprendere un percorso così opposto al mio modo di vivere la vita. Fortunatamente però i miei genitori insieme al maestro che nelle prime lezioni aveva già notato del talento, continuarono a spronarmi. L’amore sbocciò quando insieme agli altri allievi andai a vedere la mia prima opera in teatro e non era un teatro qualsiasi. La prima volta che entrai nel San Carlo ebbi una sensazione di pace e ricordo ancora il suo odore. Ero come in un mondo magico. Andava in scena “Il ratto dal serraglio” di Mozart e ricordo che in un punto preciso di una delle arie cantate dal tenore, mi emozionai così tanto che cominciai a piangere. Quel giorno decisi che avrei provato in ogni modo a diventare come quel cantante che mi aveva fatto commuovere fino alle lacrime.
- Un compositore a cui sei particolarmente legato è probabilmente Gioachino Rossini, del quale ha cantato diversi ruoli. Come descriveresti le sue musiche?
Con la musica di Gioachino mi sento libero di esprimere tutto quello che ho dentro.
La sua musica è trasgressiva, moderna, geniale nella sua apparente semplicità, profonda. Rossini ci insegna che ognuno può utilizzare le sue particolari qualità e che non esiste una sola strada ma infinite vie. Chi ha la fortuna come me di poter interpretare le sue opere deve considerarsi un eletto.
- Il tuo percorso formativo è stato determinato anche dalla continuità dei tuoi studi con il Maestro Gioacchino Zarrelli: quanto è importante il ruolo di un insegnante e quali sono le qualità necessarie per essere un bravo maestro?
Se non avessi avuto un ottimo insegnante come Gioacchino Zarrelli il mio talento sarebbe rimasto inespresso. Il talento, una bella voce, un’ottima musicalità, non sono niente senza la tecnica. Sento sempre parlare di belle voci, ma molto raramente di tecnica raffinata. Per essere un bravo maestro bisogna conoscere la tecnica, bisogna saper cantare, bisogna conoscere la respirazione, l’appoggio, bisogna avere ben chiaro il concetto di passaggio di registro, di omogeneità del suono.