Siamo felici ed entusiasti di intervistare oggi, per gli amici lettori di OperaLife, il mezzosoprano Daniela Barcellona. Dopo aver vinto prestigiosi concorsi internazionali come l’“Adriano Belli” di Spoleto, l’“Iris Adami Corradetti” di Padova e la “Pavarotti International Voice Competition” di Filadelfia, debutta come protagonista nel Tancredi al Rossini Opera Festival di Pesaro nel 1999. Da allora si afferma come interprete di riferimento dei ruoli “en travesti”, che la vedono protagonista dei più prestigiosi teatri al mondo, dal Metropolitan Opera di New York al Teatro alla Scala di Milano, dalla Royal Opera House di Londra al Théâtre des Champs Elysées di Parigi, dalla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera al Teatro Real di Madrid, dal Festival di Salisburgo al Gran Teatre del Liceu di Barcellona, solo per citarne alcuni. Insignita del “Premio Abbiati”, ha collaborato con i direttori d’orchestra più famosi al mondo.

 

  1. Come si è avvicinata al mondo dell’opera lirica?

Quando ero piccola, accendendo la radio o il televisore, era facilissimo imbattersi in un’opera, un concerto sinfonico o da camera (il mio primo “Barbiere di Siviglia” lo vidi proprio così); avevo anche la fortuna di avere dei genitori che, sensibili alla cultura, mi portavano al Teatro Verdi di Trieste ad assistere alle operette, genere più leggero rispetto all’opera e dalle melodie affascinanti che mi restavano nelle orecchie per giorni (ed aggiungo che la stagione delle operette di Trieste era veramente ad un livello altissimo, cosa assolutamente non secondaria e che ha contribuito in modo determinante ad accendere la mia passione per questo mondo): da lì, il passo verso il melodramma è stato semplice.

  1. Ci può raccontare il suo primo debutto? Com’è stato?

A parte le primissime esperienze come vincitrice di concorsi, il mio debutto da professionista è stato con la Cenerentola di Rossini al Teatro Carlo Felice di Genova, diretta dal M° Gelmetti per la regia di Roberto De Simone. Ruolo difficilissimo e regia splendida quanto complicata: non vi dico la tensione alla mia prima recita, per quanto fossi in seconda compagnia. Ma ne serbo un ricordo splendido, soprattutto delle prove di sala col M° Gelmetti che, da grande direttore, si assunse l’onere di far debuttare questa ragazzina terrorizzata, impartendogli delle lezioni su Rossini che, ancora oggi, formano la base della mia preparazione.

  1. Quale recita e quale allestimento italiano e oltreoceano, ai quali ha partecipato, ricorda particolarmente?

Ce ne sono stati molti. Soprattutto all’inizio, ma anche in tempi recenti, ho avuto la fortuna di lavorare con grandissimi direttori e registi ed ogni produzione firmata da loro era un evento. Ricordo la Semiramide di Ginevra, col M° Gelmetti ed Hugo de Ana, le tante “Donna del lago” col M° Zedda, naturalmente il “Tancredi” del 1999 a Pesaro, sempre col M° Gelmetti e Pierluigi Pizzi, i 7 dicembre alla Scala col M° Muti e, in tempi più recenti, l’Aida col M° Maazel a Valencia e “Le Troyens” di Berlioz con il M° Pappano, sempre alla Scala. Ho dei bellissimi ricordi del M° Abbado, col quale ho cantato una delle mie prime “Italiana in Algeri” e con il quale ho anche inciso il Requiem di Verdi. Sono molto affezionata anche al monumentale Don Carlo che ho debuttato a Torino, col M° Noseda ed Hugo de Ana… In ambito sinfonico, ho nel cuore l’ultimo Requiem di Verdi che ho cantato col M° Muti e la Chicago Symphony Orchestra al Musikverein di Vienna lo scorso gennaio ed il primissimo, a Dresda col M° Gelmetti nel 1999. È difficile scegliere solo un ricordo fra le produzioni alle quali ho avuto la fortuna ed il piacere di partecipare a New York, Tokyo, Roma, Milano, Londra, Madrid, Barcellona, Bilbao… Mi sembrerebbe di fare torto alle altre.

 

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